Susan E. Docherty e Laura J. Soave non sono più due top manager di Gm e di Fiat. Docherty (nella foto) lascia la guida di Chevrolet Europe e poi il gruppo ufficialmente per dedicare “più tempo alla famiglia”, Soave è stata fatta fuori un anno e mezzo fa quando guidava Fiat Nordamerica per gestire il ritorno del marchio italiano su quel mercato dopo 25 anni di assenza. Due donne al volante, ma non un pericolo costante come recita quel pessimo detto di chiara origine.
Docherty e Soave sono – anzi erano – una rarità nel panorama piuttosto desolante del top management dell’industria dell’auto. Dove ai gradini più alti salgono storicamente uomini, e non solo nei gruppi giapponesi e sudcoreani permeati da una cultura ancora più maschilista. In Fiat-Chrysler ho conosciuto qualche giorno fa Antonella Bruno (ne scrivo su Affari&Finanza di Repubblica di oggi), appena nominata a capo di Lancia-Chrysler per i mercati Emea (Europa, Medio oriente e Africa). Per ora, sembra l’eccezione che conferma la regola. Merita auguri veri.
I fatti crudi dicono che Docherty lascia dopo 27 anni di lavoro nel gruppo Gm e 18 mesi di responsabilità di Chevrolet Europe (anche se formalmente resterà fino all’1 settembre per aiutare la transizione). E che lascia un marchio in caduta libera in una Europa depressa dalla crisi: -31% nei primi cinque mesi dell’anno rispetto al 2012, una quota scesa dall’1,5 all’1,1% e con il modello di segmento B come Aveo a -44% di vendite. Tutta colpa di Docherty? Di sicuro, quando a lasciare questi incarichi sono uomini, non ho mai però sentito dire che è successo per dedicare “più tempo alla famiglia”.
I fatti sono sempre crudi per Soave. Ingaggiata in pompa magna nel marzo del 2010, Soave si ritrova l’obiettivo di vendere 50.000 Fiat 50o nel 2011, primo anno di Nordamerica per la piccola italiana. Assunzione e obiettivo sono firmati dall’amministratore delegato Sergio Marchionne. Il quale, nel novembre del 2011, la fa fuori. La Fiat 500 sarà venduta al 31 dicembre in poco più di 26.000 unità. Tutta colpa di Soave? Di sicuro, quando a lasciare questi incarichi sono uomini, non ho mai però sentito dire che dietro ci sarebbe stata anche una “relazione impropria”. I numeri sono una cosa, le voci (ma chi le avrà messe in giro?) un’altra.