Mazda diventerà il primo marchio premium giapponese. A riportare le parole dei boss di stanza a Hiroshima, in modo anche piuttosto perentorio, è Andrea Fiaschetti, amministratore delegato di Mazda Italia. Impresa non facile, quella di riposizionarsi, lo sanno anche in Giappone. Tanto che, alla domanda sui tempi dell’impresa, rispondono che sì, ci vorrà un po’ di pazienza (tre cicli prodotto, quindi 18-20 anni), ma che sono fiduciosi di farcela. Un ottimismo dettato da due aziende “faro”, Audi ed Apple. Mica due marchi a caso.

Scelta o unica via di sopravvivenza? Mazda punta a vendere 1,7 milioni di vetture l’anno entro il 2016. Poche per competere con i grandi costruttori generalisti di qualsiasi latitudine. L’unico modo per uscirne in qualche modo è differenziare l’offerta cercando di attirare con un design più emozionale pubblico che altrimenti comprerebbe, per fare un esempio, una Honda in Giappone, una Renault in Europa o una Ford negli Stati Uniti. Non solo: piccoli numeri uguale piccoli profitti. A patto di far percepire, come vorrebbero i giapponesi, il marchio come premium. Come? Attraverso iniziative “esperienziali” (così spiegano in Mazda …), che permettano ai potenziali clienti di toccare con mano le loro vetture. Più facile a dirsi che a farsi.

C’è poi una valutazione di natura tecnica. Per i giapponesi vale la regola, in controtendenza, del rightsizing piuttosto che del downsizing: i loro motori SkyActiv di cubatura più grande rispetto alla concorrenza e privi della sovralimentazione, garantiscono (o garantirebbero) solo vantaggi. Per buona pace di tutti (e sono tanti) di quelli che puntano sul 3 cilindri … A ognuno le proprie riflessioni, il sospetto che in Mazda non si possano (almeno per ora) permettere lo sviluppo di una nuova gamma di propulsori resta. Forte. Come forti, anzi ferree, sono la convinzione e la caparbietà dei giapponesi. Chissà, magari dalle parti di Hiroshima si nasconde uno Steve Jobs dagli occhi a mandorla. Lo sapremo fra 20 anni, o magari prima.

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