La Chrysler è diventata il cordone ombelicale della Fiat: senza di lei la casa del Lingotto sarebbe già in malora. Sergio Marchionne e il direttore finanziario Richard Palmer hanno annunciato i risultati finanziari del gruppo per il terzo trimestre dell’anno in corso. Per la Chrysler il bilancio è di 464 milioni di dollari di utile netto, con una crescita del 22% rispetto allo stesso trimestre del 2012.
La spinta viene in gran parte dalle vendite delle Cherokee , che lasciano con regolarità i piazzali delle fabbriche dopo i lunghi ritardi nel lancio. La difettosa esecuzione del lancio ha lasciato degli strascichi in contabilità con una perdita di 700 milioni nelle ‘operating activities’, ma a dare manforte come sempre sono intervenuti i pick up Ram, tradizionale piatto forte della casa americana.
Dal punto di vista strategico, terminata la pulizia domestica, la casa dovrà ora affrontare il nodo della Jeep in Cina, e risolvere la dipendenza che il marchio americano ha dalle partnership che la Fiat aveva già allacciato sul posto. Marchionne promette che risolverà presto il problema.
Panorama ben diverso è quello della Fiat, che nell’assemblea della scorsa primavera aveva previsto una forchetta di profitti nella gestione ordinaria tra i 4 e i 4,5 miliardi di euro, e che ora è costretta a rivederla di quasi un punto (tra i 3,5 e i 3,8. Su questa cifra, grava poi il peso degli interessi per un debito che è salito del 24% a quota 8,3 miliardi di euro, e che in proiezione annuale sforerà di 500 milioni il target di 7 miliardi di euro che la casa gli aveva assegnato.
Conosciamo bene le difficoltà che la Fiat ha nel mercato nazionale. In Europa dove Volkswagen e Gm sono ormai in solido terreno positivo, la Fiat nel trimestre è riuscita solo a limitare le perdite a 165 milioni di euro. Ma la notizia più insidiosa è il calo dei profitti del 52% in America Latina, dalla quale sono arrivati a Torino solo 165 milioni di euro. Il Brasile non è più l’ancora di salvezza della Fiat, e ora che il suo mercato nel continente ha preso a ballare la stessa danza dell’Europa, alla casa torinese, e a Marchionne, non resta in mano altro che la carta dell’acquisto in toto della Chrysler. La trattativa con la Veba del sindacato si tinge da oggi di toni ancora un più drammatici di quelli che aveva finora.
Rebus carino. Marchionne non investe in nuovi prodotti Fiat in quanto vorrebbe usare i soldi della cassa per pagare Veba. Trattativa Veba si allunga di conseguenza ritardano i nuovi modelli Fiat e questo mette fuori mercato, ecc ecc se gli azionisti mettessero mano al portafoglio….