H2R, incrocio magico tra ricerca indipendente e industria dell’auto, si è paracadutata a Ecomondo di Rimini. Portando i temi della mobilità sostenibile a fianco di consorzi che si occupano di riciclo degli imballaggi o di società di pannelli solari.  Magnifico.  Da media partner di questo evento, la prima cosa che ci è venuta in mente è: ma come ha fatto l’automobile a stare fuori fino adesso da Ecomondo? E come ha fatto Ecomondo a tirar dritto finora senza l’auto? Da questo punto di vista, H2R ha trovato al suo dodicesimo appuntamento annuale un nuovo, naturale centro di gravità. Bene, perché da questo settore strategico passano molte delle risposte che servono al domani.

Ma per sostenere la mobilità sostenibile in modo convincente è necessario che l’industria cambi, oltre che progressivamente il suo modello di business, anche la sua comunicazione. Volvo, Mercedes, Volkswagen, Fiat, Mazda, Bmw, Nissan e Ford hanno presentato i rispettivi modelli più eco compatibili – elettrici, ibridi e a metano – promettendo di fare ancora meglio domani.  Ma se non si insiste sull’integrazione tra auto e resto del mondo circostante – mezzi pubblici, bicicletta, noleggio, car sharing e quant’altro può venire in aiuto dal mondo della information technology – comunicare solo quello che si ha in casa non sposterà nulla. Enel ha parlato di reti, ma un piano di mobilità elettrica non può essere lasciato alla buona volontà della singola azienda.

Tanto più in un paese che  è fermo, che investe sempre meno in ricerca (siamo dietro anche al Portogallo, almeno nel 2012) e che non ha soldi da investire nelle infrastrutture necessarie per una vera rete di ricarica elettrica o in una defiscalizzazione a favore di auto a zero emissioni, tanto per dare due temi stringenti. Abbiamo a malapena un governo, di eco governo non c’è nessuna traccia, nonostante la presenza a Rimini del ministro dell’ambiente Andrea Orlando, che ha parlato di “segnali di attenzione” e nulla più. Una torre di Babele elettrica nella comunicazione può forse essere utile in un quadro italiano desolante, ma ha il fiato corto.

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