La Fiat stronca il rilancio del Motorshow in Italia. Da un certo punto di vista ha ragione, anche se nel comunicato dice solo una parte della verità. Tutto in poche ore, perché il Motorshow, cancellato a Bologna, era stato appena riesumato da Alfredo Cazzola per dicembre 2014 a Milano in una conferenza stampa straffollata, preparata  con una intervista a Repubblica e da altre indiscrezioni fatte trapelare ad arte.

Dall’ex gran patron di Bologna, mi aspetto una risposta d’acciaio alla Letta tipo: e io lo faccio lo stesso. Ci staranno i costruttori stranieri? A questo punto, se Cazzola vuole fare davvero Milano 2014 nonostante il niet della Fiat, dovrà tirar dritto come più o meno fece trent’anni fa, come mi ha appena raccontato un amico dopo aver letto il post. Era il 1983, quando Cazzola cominciò con il suo Motorshow di Bologna. Allora, per convincere le Case a partecipare, raccontò di avere comunque le auto in casa. Se non gliele avrebbero date loro, le avrebbe avuto dagli importatori paralleli, ai tempi assai in auge. Una giocata di poker, ma alla fine fece piatto. E l’evento bolognese con i costruttori.

Oggi la Fiat sostiene che , a causa della crisi dei mercati europei, “il Salone di Francoforte, che si alterna annualmente a quello di Parigi, e soprattutto il motorshow di Ginevra siano più che sufficienti per l’esigenza dei produttori, dei media e del pubblico”.  E’ una lettura corretta: così come sono fatti, questi eventi servono essenzialmente come terreno di confronto soprattutto fra i primi due soggetti. E non sarò certo io a rivendicare, in nome di un’italianità che suonerebbe sinistra (vedi il caso Alitalia, per dirne una), che si sente la mancanza di un’altra occasione a Milano o a Bologna o a Catania.

Quel che la Fiat tace nella secca nota  non è però poco. 1)  La crisi, è vero, è persistente, ma non è uguale per tutti ed è particolarmente pesante per il gruppo italiano anche per l’assenza o la scarsità di suoi nuovi modelli. 2) La Fiat non ha bisogno di vetrine adesso sia perché non avrebbe molto da esporre, sia perché ne ha già una a disposizione tutta per lei: è partner di Expo 2015 a Milano, evento davvero internazionale. Perché in tempi di magra spendere ancora e altrove e mischiarsi ai concorrenti?

A sua volta, Cazzola rilancia il Motorshow a Milano anche nell’ottica dell’Expo, considerando che questo è l’unico evento in questo momento che muove soldi nel paese per amore o per forza.  Nel presentare il suo appuntamento meneghino, Cazzola ha comunque parlato di tante cose: ci saranno automobili ma anche lifestyle, smart cities, mobilità elettrica... Detto così, tutto e niente. Ma se l’auto non esce dal recinto in cui ha pascolato fino adesso,  crisi o non crisi avrà vita sempre più difficile.

Insomma, il Motorshow non s’ha da fare. Ma, provocazione per provocazione, l’idea vera sarebbe quella qui lanciata: un Salone internazionale dell’auto elettrica e ibrida a Torino. In casa della Fiat, che non ha né auto ibride né elettriche (lontano dagli occhi e dal cuore c’è una 500 elettrica solo per la California che fa perdere a Marchionne “10.000 dollari per ogni macchina venduta”, parole sue) . La Confindustria piemontese sarebbe interessata, infatti Fiat non sta più in Confindustria.

Fossi Ferdinand Piech, padre padrone del gruppo Volkswagen, sbarcherei a Torino con il suo prossimo esercito di modelli a batterie, chiedendo una mano ai tedeschi di Bmw, Mercedes, Gm e Ford, strizzerei  l’ccchio ai franco-nipponici di Renault-Nissan che tanto da Parigi, Torino è vicina, e andrei a provare la up! elettrica sotto le finestre di Marchionne. Farebbe molto più rumore di un’inutile nuova offerta per l’acquisto dell’Alfa Romeo.

 

 

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