Per drammatizzare lo stato di crisi del mercato auto in Italia, gira da qualche giorno un numero che ha tratto in inganno anche i grandi quotidiani nazionali, che per “esaltare” quel misero +1,4% con cui si è chiuso il bilancio delle immatricolazioni del mese di dicembre, hanno fatto riferimento a 42 mesi consecutivi di risultati negativi.

Che la crisi ci sia ancora oggi è fuor di dubbio, con il bilancio dell’anno chiuso a 1.303.534 immatricolazioni, contro i 2 milioni e mezzo di appena sette anni prima. Ma che il mercato, sino a novembre, abbia fatto registrare 42 flessioni mensili consecutive è assolutamente falso.  La realtà statistica ci dice che l’ultimo mese con chiusura in attivo prima del dicembre 2013 è stato l’agosto del 2011, quando con 70.764 targhe, il bilancio finale, rispetto all’analogo mese dell’anno precedente, registrò un +2,2%.

Quando ci si affida agli aridi numeri c’è poco da elucubrare, quindi. Possiamo sostenere che quell’agosto fu un lampo di luce in un lungo tunnel, ma allora va anche detto che quel lampo c’era già stato anche nel maggio del 2011. Sicuramente gli analisti più abili nella “lettura” della realtà delle cifre ci potranno parlare del giorno lavorativo in più o in meno, del confronto con un mese caratterizzato da fenomeni estranei all’effettiva domanda del mercato, ma quel che poi viene consegnato alla storia del mercato è solo un arido numero, seguito da un segno più o uno meno e a quello si farà riferimento, nella ricostruzione della grande crisi del mercato italiano dell’automobile nuova.

In buona sostanza, quindi, cerchiamo di andare d’accordo almeno su di un numero:  i mesi consecutivi di flessione che hanno portato al +1,4% di dicembre sono 27 e non 42.

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