“Parleremo nel dettaglio del suo nuovo contratto più avanti. Ma sono ottimista: insieme siamo felici”. Sono le parole del direttore generale della Juventus sul rinnovo del contratto ad Andrea Pirlo. Incredibilmente le stesse di John Elkann al salone di Detroit per dire che Sergio Marchionne resta. “Siamo d’accordo che guiderà il gruppo almeno per l’intera durata triennale del piano” industriale, svelato tra le fine di aprile e i primi di maggio. Insomma, avrei perso la scommessa che il manager sarebbe stato intenzionato a lasciare a fine anno, dopo la quotazione in borsa a Wall Street del nuovo soggetto nato dalla fusione Fiat-Chrysler.
Ma intanto non è ancora fine anno. Eppoi sì, avrei perso con i bookmakers inglesi ma non giornalisticamente parlando. Perché le parole di Elkann confermano in pieno che la questione è all’ordine del giorno. Altrimenti non ci sarebbe stata una dichiarazione così urgente alla prima uscita pubblica come il Naias di Detroit. Altrimenti non ci sarebbero state le parole di uno saggio della Famiglia come Lupo Rattazzi (sarebbe “terrificante” se Marchionne lasciasse). Altrimenti il Financial Times non avrebbe lanciato quel che ha chiamato un attention swings sulle prossime mosse del manager, che atterriscono non solo Rattazzi ma tutti gli Elkann-Agnellli. E altrimenti la Stampa di oggi non avrebbe titolato in prima pagina proprio sull’ad che resta.
E Marchionne? Henry Foy del Financial Times lo ha visto a Detroit “rinvigorito e ri-energizzato dalla fine della lunga e dispersiva saga” con i sindacati Usa per chiudere la partita Chrysler, lì a “scherzare con i giornalisti e a ridere con gli altri manager” (come ai tempi migliori, nota personale). Chissà se è più contento di Pirlo, di dover davvero portare la croce di un piano industriale, anche se John non gli ha fatto mancare indirettamente altre parole di sostegno (da la Stampa): “Sono assolutamente tranquillo della panchina lunga di Fiat-Chrysler”. Peccato che John detto Yaki non sappia quanto a Roma porta male quel “tranquillo“….
