E se Marchionne lasciasse a fine anno? L’idea circola. Due persone che conoscono bene l’uomo e l’ambiente Fiat dall’interno mi dicono che accetterebbero volentieri scommesse sulla sua dipartita.  E non sono giocatori di poker come lui. Mentre rimugino aspettando un regalo dalla Befana, torno a rileggermi con più attenzione Rachel Anderson sul Financial Times del 4 gennaio e trovo il carbone: “After the merger, attention swings”, scrive. Come dire, occhio: “Mr. Marchionne pianifica la successione” e il piano industriale di aprile “dovrebbe essere il suo ultimo per il gruppo, dicono persone a lui vicine”. 

Prendi i soldi e scappa? Il calendario 2014 di Marchionne prevede almeno altre 3 giornate trionfali dopo la notte di Capodanno e la sua celebrazione come “deal maker” (come se non sapesse fare altro) per l’accordo con Veba e l’acquisizione del resto della Chrysler.  Dopo di che potrebbe davvero andarsene, lasciando al massimo dello splendore (suo). “Ipotesi terrificante“, per Lupo Rattazzi. Chissà che l’abbia sentito dire anche in famiglia.

In aprile, l’amministratore delegato rivelerà in occasione dell’assemblea degli azionisti il nuovo piano industriale. Sarà triennale, e non quinquennale come quello infausto del 2010 (Fabbrica Italia). Poi, entro l’estate, ci sarà la fusione di Fiat e Chrysler, con la fine delle inutili chiacchiere sulla sede legale, sul quartier generale etc. Entro l’autunno (Reuters è più pessimista, inizio 2015) ci sarà l’atto finale: la quotazione in borsa (a Wall Street) del nuovo soggetto. Alla ricerca sui mercati di qualche miliardo per il piano industriale (la Gm ne trovò oltre 20 nel novembre del 2010).

Dal suo punto di vista, il più sarebbe fatto. Indebitamento record a parte, che resta lì.

Se tutto andrà così dopo il successo con Veba (non vedo ostacoli, salvo un nuovo tracollo finanziario mondiale oggi non prevedibile e soprattutto da non prevedere), Marchionne sarà a fine 2014 l’eroe dei due mondi. Cui starebbe stretta perfino una copertina di Time.  Insomma il momento giusto per lasciare al suo management le fatiche e i rischi di attuare il piano industriale. Suo tallone d’Achille da quattro anni a questa parte. Un Napoleone dei tempi moderni, che non si invischia in nuove campagne e senza orizzonti alla Sant’Elena.

“Lascerò intorno al 2014”, aveva detto Marchionne l’1 novembre del 2011 ad Automotive News Europe, dichiarando che il suo successore sarà scelto all’interno dei 22 uomini della cupola del gruppo, il Gec: “E’ assai improbabile che venga da fuori”. Più tardi, sempre vagamente, disse che se ne sarebbe andato nel 2015. Ma nel maggio del 2013, il presidente e azionista di riferimento John Elkann  sostenne che Marchionne sarebbe rimasto “molti anni di più”.   Il manager rispose con un distaccato silenzio.  Attention swings, guys.

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    […] industriale,  svelato tra le fine di aprile e i primi di maggio.  Insomma, avrei perso la scommessa che il manager sarebbe stato intenzionato a lasciare a fine anno, dopo la quotazione in borsa a Wall […]

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