Fiat e Chrysler non hanno più il trattino e sono ormai un solo gruppo con denominazione FCA, Fiat Chrysler Automobiles. L’amministratore delegato Sergio Marchionne parla in realtà da molto tempo di integrazione e di internazionalità, al punto di non ritenere fondamentale la sede del quartier generale (interessi fiscali esclusi, che infatti faranno base nella più conveniente Londra). Eppure, al Salone di Ginevra la settimana scorsa, ho sentito accenti molto diversi: quasi che essere italiani o americani sia nel gruppo un problema.
Mike Manley, l’inglese a capo del marchio Jeep e dell’area Asia-Pacifico di FCA (i due mondi da cui dovrebbero arrivare la maggior parte degli utili, Ferrari e Maserati a parte), ha presentato la nuova Renegade – prodotta a Melfi e venduta nel secondo semestre dell’anno – con queste parole, che riprendo dal Wall Street Journal Europe non avendo fatto in tempo ad ascoltare in diretta la sua conferenza stampa: tra Renegade e Fiat 500X, l’altro baby suv che nascerà nella stessa fabbrica, “noi condividiamo più componenti possibili, senza diluire il valore del brand”. Renegade è “al 90 per cento Jeep”.
Ora, il 90 mi sembra tanto: basta pensare ai motori turbodiesel o aprire il portellone per ritrovare il sistema del piano di carico mobile identico a quello della Fiat 500L, tanto per citare le prime due cose che mi vengono in mente. Come so che il sistema di trazione integrale è 100 per cento Jeep, con la possibilità di trasferire per esempio l’intera coppia su una singola ruota nel fuoristrada più difficile.
Ma perché Manley sente la necessità quasi di giustificarsi, ok lo facciamo in Italia ma il valore del brand non è”diluito”? Per i sindacati americani di Uaw, che perdono la produzione di un nuovo prodotto destinato a essere costruito anche in Brasile e in Cina, cioè su tre continenti, ma non negli Usa per la prima volta? O per il marketing, non sia mai che un’icona americana come una Jeep diventi spaghetti?
Parlando invece di Alfa Romeo, altra icona seppur malmessa, Marchionne aveva detto – a sorpresa – al Financial Times l’estate scorsa che sarebbe stata prodotta solo in Italia. Un ops per la spider prevista in Giappone, fino alla sceneggiata di martedì: la spider coprodotta a Hiroshima con Mazda potrebbe non avere più marchio Alfa.
Domanda: che cosa è la globalizzazione per FCA? Uno slogan, una realtà o uno strumento à la carte per zittire i sindacati italiani (o gli americani, per motivi inversi) quando chiedono di sapere delle produzioni del gruppo in Italia?
[…] (prima volta che una Jeep non viene costruita in America) è comunque icona americana “al 90 per cento“. Perfino Sergio Marchionne, che di queste cose in genere se ne sbatte essendo uomo di […]