L’altra sera ero a cena con Artur Martins, da due mesi Vice president marketing di Kia Motor Europe. Un manager giovane (41 anni) con esperienze in Alfa Romeo, Seat, Toyota e per finire in Volkswagen. Ad un certo punto, dopo avermi annunciato per l’Europa 3 novità entro il 2015 (una è la nuova Soul che vedete nella foto, in arrivo in aprile) con l’obiettivo di arrivare a 400.000 unità (60 mila in più rispetto al 2013) e 6 novità tra il 2016 e il 2018 (due ogni anno), anche lui ha pronunciato la parola “magica”: premium.

Tutte le Case generaliste oggi sembrano non parlare d’altro: non c’è nessuna di loro che non associ la sua strategia, per il marchio o  per il lancio di un nuovo modello, al concetto di premium. A quel punto l’ho fermato: “Non mi dirai che anche Kia vuole diventare premium?”. La risposta è stata secca e immediata: “Assolutamente no. Mi riferivo ai dealer che saranno ridisegnati, il nostro brand resterà generalista“. E poi ha aggiunto: “Non ci si inventa premium da un giorno all’altro”.

I cugini di Hyundai non sembrano pensarla allo stesso modo e provano ad alzare la percezione del marchio. Lo dimostra anche l’arrivo in Europa della grande berlina Genesis destinata, secondo Hyundai, a competere con i modelli Audi, Bmw e Mercedes: “Il mio obiettivo – replica Martins – è invece rendere il marchio più giovane e sportivo. Non certamente premium …”. E allo stesso tempo, “far capire che in termini di qualità non siamo più la Kia di una volta.” Parole apprezzabili.

A quel punto è lui che mi domanda: “E la mia Alfa? Hai qualche notizia?”. Ma questa è un’altra storia.

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