Entro il 2018, Fiat Chrysler venderà 6 milioni di veicoli. Parola di Sergio Marchionne all’ultima assemblea degli azionisti tenuta a Torino, lunedì. Fine di un’era comunque la si voglia vedere, come sostiene non la Fiom ma una osservatrice disinteressata  come Jennifer Clark sul suo blog.  Ma quanto vale questo annuncio di Marchionne rispetto alla sua storia ormai decennale in Fiat di annunci finora non mantenuti, eccezion fatta – così grande che conferma la regola – di fare Fiat e Chrysler un solo gruppo a livello mondiale?

Non dimentico la storiaccia di Fabbrica Italia e aspetto il prossimo piano industriale. Ricomincio però dal 2008, quando Marchionne sta segretamente annusando l’affare Chrysler sul quale, da lì a poco, metterà le mani con l’approvazione decisiva dell’Amministrazione Obama. Il manager parla per la prima volta in una intervista ad Automotive News Europe  di una crisi che spazzerà via alcuni marchi – Lehman Brothers è fallita in settembre – e per la quale solo 6 gruppi resteranno in vita al mondo, sempre che producano almeno 6 milioni di veicoli all’anno.  Una predizione stile Avvocato, di oltre vent’anni prima.

L’1 novembre del 2011, tre anni dopo, i marchi sono però ancora tutti lì, nonostante la crisi. E Marchionne, di nuovo allo stesso settimanale americano, corregge il tiro: 6 milioni ok, ma l’importante è quante auto vengono costruite sulla stessa architettura, insomma è una questione di economie di scala. Per Fiat e Chrysler prevede per il 2014 – oggi – 5,9 milioni di unità prodotte.

Come altre volte, non ci siamo. Nel 2013 il gruppo ha prodotto 4,4 milioni di veicoli, quest’anno l’obiettivo è di 4,5, mentre i famosi 6 sono stati spostati più comodamente al 2018. Target che potrebbe essere finalmente raggiunto, oltre il 35% in più, se non altro perché è prevista la ripartenza della produzione negli stabilimenti italiani. Come e quando? Vale sempre la sua regola (mobile) del 6: Marchionne ce lo dirà il 6 maggio, da Detroit.

Lascia un commento