L’occasione è l’anteprima europea dell’Audi Prologue, concept che prefigura il design delle prossime berline grandi della Casa tedesca, A8, A7 e A6, presentato nell’Audi City Lab, aperto fino al 20 dicembre in via Montenapoleone a Milano.

L’oggetto è conversare di filosofia e automobili con Philippe Daverio, professore all’Università di Palermo, critico d’arte e grande appassionato di motori (se volete, qui c’è la biografia di Wikipedia). Un poco come lo sarebbe Aristotele che “su un’auto correrebbe fortissimo”, assicura Daverio. Magari scegliendo, in puro senso metafisico aristotelico, una Lamborghini per “andare oltre le cose fisiche”. Allo stesso tempo però, Aristotele avrebbe amato anche il car sharing: “Il lusso non è nella proprietà quanto nell’uso”, le parole del filosofo che da sole valgono uno slogan per Car2go o Enjoy.

Il vulcanico Daverio poi è sicuro: “L’oggetto automobile non piacerebbe a Platone” che di Aristotele è stato maestro “e neppure a Socrate”, troppo impegnati nella politica, intesa come società giusta e orientata al bene di tutti, che disdegnerebbero una “umile” corsa in auto. Cartesio, “avrebbe amato l’auto che viaggia da sola, a patto di guidarla, ad esempio, in una città degli Stati Uniti, dal disegno regolare con incroci perpendicolari ma senza curve”. Uno come Hegel invece, impegnato a cercare l’affermazione delle identità, “avrebbe avuto sicuramente l’autista”.

Il  più appassionato di auto “sarebbe stato però Pitagora per le sue proiezioni”. Proiezioni intese anche come design dell’auto, visto da Daverio come “proiezione utopica e ideologica” da contrapporre alla “pulsazione transitoria dello stilismo”. Concetto che sintetizzato e rivoluzionato (Daverio mi permetterà) potrebbe suonare come: l’auto farà sempre sognare a patto di non seguire le mode.

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