E Bmw? La lotta del triangolo Ferdinand Piëch/Wolfgang Porsche/Martin Winterkorn per la successione ai vertici del gruppo Volkswagen ha catalizzato l’attenzione del mondo automobilistico, facendo passare quasi in sordina un altro passaggio di consegne non meno rilevante e complesso: quello in atto nel gruppo Bmw, dove Norbert Reithofer, 59 anni, ha ceduto il posto di numero uno ad Harald Krueger, 49 anni, per assumere la carica di presidente.

L’importanza della transizione, però, non è stata ovviamente sottovalutata dalla famiglia Quandt – proprietaria del 46,7 per cento del gruppo – e in particolare da Stefan, il figlio del “salvatore dell’azienda” Herbert e della moglie Johanna, che per la prima volta ha preso la parola durante l’assemblea degli azionisti di mercoledì 13 maggio per commentare così il passaggio: “We have set the course for the future and are very happy about a successful generational change at the top of the company“.

Che si tratti di un cambio generazionale non c’è dubbio – Krueger arriva dal vertice della produzione ed è un prodotto del “vivaio” Bmw, in cui entrò nel 1992 – ma quanto “successful” sarà questo passaggio lo potranno dire solo i fatti.

Le premesse per Krueger sono tutt’altro che semplici: il nuovo Ceo si troverà a fare i conti con l’eredità di un predecessore “pesante” sia per risultati – nei nove anni alla guida di Bmw, Reithofer ha fatto numeri difficilmente ripetibili: Reuters riporta volumi cresciuti del 40 per cento, ricavi del 44 per cento e profitto ante imposte più che raddoppiato – che per presenza, giacchè Reithofer “veglierà” molto da vicino sulle decisioni del suo successore.

Se è vero che il nuovo presidente lascia al nuovo Ceo una Bmw da primato, bisogna vedere quanto questo primato di vendite resisterà: nei primi quattro mesi dell’anno Bmw è rimasta davanti a Mercedes-Benz e Audi, ma quest’ultima ad aprile (152.850 unità) è andata meglio della rivale di Monaco di Baviera (148.896 unità) grazie alla crescita dei suv Q5 e Q7 sul mercato statunitense.

Uno dei problemi che dovrà affrontare Krueger sta proprio qui: a differenza di Audi e Mercedes-Benz, l’una indietro negli Usa, l’altra in Cina, Bmw ha una presenza consolidata e ben distribuita su tutti e tre i principali mercati mondiali (qui in dettaglio i numeri del 2014 per Europa, USA e Cina). Dico un problema, perché è difficile da migliorare. Inoltre Bmw deve fare i conti con il crollo dei propri profitti sul mercato cinese, che nel primo trimestre 2015 sono calati del 43 per cento, mentre quelli Mercedes-Benz sono quadruplicati.

Nella sua ultima conference call in veste di Ceo, Reithofer ha cercato di tranquillizzare gli investitori sulle performance cinesi, bollandole come temporanee, ma ora la patata bollente passa a Krueger. Rassicurazioni o un renziano #KruegerStaiSereno?

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