La Toyota non è sola fra i costruttori di automobili ad aver messo le mani sul volante anche della mobilità sostenibile e integrata. Ma certo può vantare alcuni primati sul piano della riduzione dell’impatto ambientale dei suoi prodotti, con una leadership mondiale in fatto di auto ibride (dal lontano 1997 con Prius) e ora con la nuova Mirai a idrogeno, altra scommessa oggi assai a rischio sul piano del ritorno degli investimenti.

La Toyota, primo gruppo mondiale automobilistico, dimostra di saper pensare anche in piccolo. Che poi è in grande, se si va oltre l’oggetto in sé. La sua i-Road che ho guidato per le strade di Grenoble è una tre ruote – due davanti e la terza posteriore sterzante in senso inverso che rende la guida più sicura e trasmette la sensazione di essere cullati quando si curva – è lunga 2 metri e 34 centimetri, ha due posti tipo moto ma non si mette il casco, ha propulsione elettrica. Batterie al litio, autonomia massima di 50 chilometri con un pieno di volt, 4 ore per una ricarica completa (bisognerà far meglio, come per tutti i mezzi a batteria). Un giocattolo sofisticato, prodotto in Giappone e invendibile per ora se è vero che come prototipo avrebbe un costo stimato intorno ai 150.000 euro.

Toyota i-road

La Toyota i-Road è un impegno su strada per una mobilità sostenibile integrata, che a Grenoble si può noleggiare con una app sul cellulare. Si può prendere e lasciare in uno dei 27 punti di ricarica tutti vicini a fermate di bus e treno, dove poter saltare sul mezzo pubblico per proseguire una corsa, o naturalmente fare viceversa. I costi sono di 2 euro per i primi 15 minuti, poi 1 euro ogni 15 minuti di utilizzo. I ventenni pare lo trovino un po’ caro, dai 35 ai 50 anni sono i clienti abituali.

La Toyota ha fatto un accordo – che un po’ più di un classico car sharing – con il comune francese e altri tre partner tra cui Citélib, che da dieci anni  promuove la condivisione dei mezzi di trasporto in Francia. La sperimentazione di tre anni, iniziata l’1 ottobre 2014 (qui ne avevamo già parlato), è limitata per ora a Grenoble, “città aperta all’innovazione” (si legge nella motivazione) e sede del Parco della Scienza.  Peccato che alla presentazione della i-Road e del servizio non fossero presenti rappresentanti della città con cui scambiare quattro chiacchiere mirate.

Ma la Toyota i-Road avrà un futuro altrove, Roma compresa per esempio? La scommessa è forte, date una occhiata all’i-Road e capirete che è un oggetto assolutamente non convenzionale. Quanto assolutamente divertente da guidare, e lo dico da vespista, non da automobilista. La concorrenza lavora su concetti simili.

Si può derogare dalla mobilità integrata, il nostro futuro necessario? No. Per cui ben vengano un giorno – qui e ovunque – le i-Road e le sue sorelle.

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