La Cina è vicina era un slogan sessantottino dei maoisti nostrani. Oggi la Cina è vicina e fa paura non per maoismo, ma per la sua immensa bolla speculativa. Guardiamola dal punto di vista dell’automobile: sarebbe da fermare il mondo (altro slogan dell’epoca) e scendere. Chiudiamo gli occhi per un istante e, chi se la sente, tifi pure per l’interventismo affannato del governo cinese sulla borsa e sui tassi di interesse, mentre il Pil rallenta al 7% dopo anni di crescita a doppia cifra. Non avevo mai visto un partito unico che vieta ad alcuni di vendere azioni e ad altri di comprare azioni con i suoi soldi.

La Cina non è la Grecia, che con un mercato da poco più di 70.000 auto all’anno (molte delle quali legate al noleggio per il turismo) non pesa sui conti delle multinazionali delle quattro ruote. Anche se la Grecia va salvata (non punita, come vorrebbero i tedeschi) perché una sua uscita dall’euro sancirebbe il fallimento politico dell’Europa. E probabilmente, addio ripresina per tutti.

La Cina con il suo primo mercato mondiale dell’automobile galleggia invece su una bolla pazzesca. Il mondo ha tremato la settimana scorsa quando la borsa di Shanghai ha bruciato in poco tempo migliaia di miliardi di dollari, dopo una crescita abnorme su titoli pagati con altro debito, si calcola oggi intorno ai 430 miliardi. Poi il governo ci ha messo una pezza e con oggi siamo a tre sedute chiuse in positivo.

Ma va ricordato che il sistema finanziario del paese si regge solo in piccola parte sulla borsa e per oltre tre quarti su un indebitamento bancario stimato intorno a 30.000 miliardi di dollari. In un clima di totale opacità, ancora più grave nel caso si innescasse una ondata di sfiducia.

La Cina è così vicina che, se si sgonfiasse, molti costruttori in occidente dovrebbero rifare i conti. Già sono alle prese con un rallentamento del mercato – basta dare una occhiata agli ultimi numeri di Psa piatti a causa proprio della Cina, ai tagli in loco alla produzione di Bmw, ai cali di vendite dell’ordine del -30% ogni mese per le auto di super lusso.

La Cina spaventa. Forse più di tutti il gruppo Volkswagen, sbarcato per primo a oriente negli anni 80 al seguito delle missioni governative guidate da Helmut Kohl. Nel 2014, dei 18 miliardi di utili Vw, 5 sono stati fatti dal gruppo in Cina. Una vicinanza da brivido.

 

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