Che cosa hanno in comune la Volkswagen, gli atleti russi e l’ex KGB (oggi FSB)? Seguendo le vicende delle ultime settimane non legate al terrorismo internazionale, la risposta non dovrebbe essere difficile: la contravvenzione delle regole della competizione. Quelle legate al rispetto dei parametri anti inquinamento per il colosso di Wolfsburg; quelle relative al doping per i concittadini di Putin. Di fatto scorciatoie per ottenere risultati vincenti con minor sforzo.

O, in termini più appropriati, risultati migliori a parità di risorse impiegate: difficile pensare che, nell’atletica contemporanea così come nella produzione automobilistica, sia possibile incrementare i volumi di lavoro già praticati.

Qualche giorno fa la IAAF (la federazione internazionale di atletica leggera) ha sospeso a tempo indeterminato la federazione di atletica leggera russa. La sanzione più severa che in questo momento Sebastian Coe, presidente della IAAF stessa, e il consiglio direttivo potevano prendere. Il provvedimento segue gli esiti dell’inchiesta portata avanti dalla WADA, l’agenzia mondiale antidoping, che ha sollevato un grave problema di manomissione degli esiti dei controlli sugli atleti che vedrebbe coinvolti anche i servizi segreti russi. Un po’ la stessa dinamica emersa dalle verifiche ispettive dell’Agenzia USA per l’ambiente, che ha smascherato il software dei motori diesel della Volkswagen, capace di eludere le normative anti inquinamento vigenti negli States.

Il doping è una questione annosa. Ed è evidente che il ricorso a strumenti vietati per migliorare le prestazioni e risultare vincenti nelle competizioni è il risultato di una ricerca spasmodica del successo che oggi significa maggiori guadagni ed esercizio del potere.

Un po’ come quello che hanno fatto gli ingegneri della Volkswagen, ricorrendo a software malandrini nati per ingannare i test di controllo sulle emissioni dei motori diesel. I costi per la ricerca e la realizzazione di motori con le specifiche necessarie a soddisfare i limiti imposti dalle normative anti inquinamento avrebbero assottigliato i margini di guadagno: da qui il ricorso al “doping”, il trucco del software che modifica i risultati, il ricorso all’inganno per vincere nella competizione delle vendite, dei fatturati e dei margini.

Le bugie hanno le gambe corte. Il calcolo della loro convenienza si fa sul parametro del tempo che si pensa servirà per scoprirle. A Mosca come a Wolfsburg questa volta è andata male, con conseguenze pesantissime che sia tedeschi che russi hanno già cominciato a scontare. Sta a vedere che alla fine è più conveniente seguire le regole invece che cercare le scorciatoie.

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