Da ieri lo sapete un po’ tutti, FCA e Google hanno siglato un accordo. E da qualche ora è anche ufficiale: il colosso di Mountain View espanderà il suo programma sperimentale di guida autonoma, con la nuova Chrysler Pacifica ibrida. E’ un successo per Sergio Marchionne. Un capolavoro di strategia. Più commerciale che industriale ma sempre capolavoro è.
A vederla bene però, chi ha più da festeggiare potrebbe essere Google. Come ha ben raccontato Flavio Pompetti da New York, il suo sistema riesce a salire a bordo di un’auto “vera”, mantenendo però la proprietà tecnologica del sistema di guida autonoma.
A gennaio Ford, da quanto mi risulta, a un passo dalla firma di una partnership simile, si era tirata indietro proprio per non lasciare tutto nelle mani degli ingegneri della Silicon Valley. L’accordo di queste ore non preclude a Google (e FCA) di collaborare con altre aziende. Nessuna esclusiva. Nulla vieta al gigante IT di firmare domani una nuova partnership con un’altra industria automobilistica.
A guardarlo con attenzione è proprio quello che volevano a Mountain View: vendere su milioni di auto la loro tecnologia della guida autonoma. Un po’ come accade oggi per Android sui telefonini.
La collaborazione con FCA consentirà poi a Google di accelerare verso il vero obiettivo: non produrre auto tradizionali come la Chrysler Pacifica, ma piccoli taxi-robot a disposizione di tutti in grado di trasportare le persone da una parte all’altra della città in modo automatico e indipendente. Perché comunque saranno definiti, anche se sei il numero uno del mondo digitale, realizzare un veicolo che rispetti le attuali normative di sicurezza (e non solo) è un mestiere che non puoi improvvisare. E questo in Google lo sanno molto bene.
Non è un caso allora che John Krafcik, ex Hyundai e Ford e a capo del progetto Google Self-Driving abbia dichiarato: “L’opportunità di lavorare da vicino con gli ingegneri di FCA renderà più veloce lo sviluppo dell’auto a guida completamente autonoma che potrà rendere le nostre strade più sicure, portando anche a destinazione coloro che oggi non possono guidare”. Una mobilità aperta nella massima sicurezza a chiunque, giovani e anziani, possessori di patente o meno, disabili e non. Una mobilità cha avrà il sapore di libertà. E porterà il marchio Google. Anche se parte del merito sarà di Sergio Marchionne.
(Il pezzo è stato pubblicato su l’Automobile)