Mytaxi è una applicazione. Non americana ma nata in Germania nel 2009 e diventata la piattaforma digitale leader in Europa per la prenotazione di un taxi.  Ha numeri importanti, anzi clamorosi secondo Barbara Covili, general manager della sezione italiana: “Ogni secondo  parte una nuova corsa a bordo di mytaxi in una delle 54 città europee in cui è presente il servizio”. Una corsa accelerata dalla fusione di mytaxi (dietro c’è Daimler, che l’ha acquisita nel 2014) con l’inglese Hailo, annunciata lo scorso luglio.

Un record. Che sa ancora più di record quando Barbara spiega che all’applicazione hanno aderito più tassisti romani che milanesi, nonostante a Roma la società abbia avviato le sue operazioni soltanto sette mesi fa: 1.000 nella Capitale contro i 650 di Milano.

Roma più avanti di Milano, insomma, grazie a mytaxi. App che permette di pagare la corsa anche in contanti (15%, il resto è avvenuto con carta) e che punta su servizi innovativi, come dotare 150 mytaxi della flotta italiana di seggiolini per i più piccoli. Capaci di ospitare in sicurezza bimbi con un peso fra i 15 e i 36 chili, da richiedere al tassista al momento della prenotazione. Comodo, oltre che sicuro.

Mytaxi ha anche un altre record: resta un servizio pubblico che non ha niente a che fare con sistemi come Uber. E infatti non c’è guerra da parte degli altri tassisti come con Uber. E infatti ci sono più iscritti di mytaxi a Roma che a Milano, dove Uber non sembra abbia preso molto piede. Tout se tient.

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