La conoscenza di Mazda è il problema della Mazda. Sul mercato italiano, il costruttore giapponese vale lo 0,6%, circa 11.000 vetture vendute nel 2016, obiettivo 2017 è di crescere circa il 7%. Piccolo è bello, direbbe un claim: auto e suv senza frizzi e lazzi, concretezza e qualità tutte jap, design che si nota, una star di fama internazionale di nome MX5. Eppoi una berlina di segmento B, la Mazda 2, la 3 di segmento C, la 6 che fa l’ammiraglia, i due suv destinati a fare quasi tutto fra immagine e profitti, CX3 compatto e CX5 di segmento medio. E infine una scelta per i motori benzina che le fa onore: niente turbo, solo aspirati molto efficienti.
Ma quanto è conosciuta Mazda? Prima risposta che ricevo: Mazda? Yes, MX5. Oppure Miata, che poi è il nome degli americani per la spider nata nel 1989 da un’idea considerata allora peregrina da molti concorrenti e che invece ha lasciato il segno fino a essere copiata. MX5 è la spider compatta a trazione posteriore che ha rinverdito in chiave moderna i fasti delle spider inglesi e italiane degli anni ’60. Emozione che al costruttore dà pure margini, un’auto che si guida essenzialmente con sterzo e pedale dell’acceleratore. Provate a immaginare… oppure chiedete ai concessionari di provarla.
Mazda è poco conosciuta, eppure ha caratteristiche originali per un costruttore giapponese. Detto della spider, la più venduta al mondo e ora condivisa nella fabbrica di Hiroshima con la nuova Fiat 124 (che va per conto suo nel design e nei motori), Mazda ha portato avanti e applicato – più o meno in splendida solitudine – il motore rotativo Wankel. Sul quale pare non abbia gettato la spugna, se è vero che potrebbe tornare su un nuovo modello collegato a un’unità elettrica per un ibrido assolutamente inedito.
Mazda è poi design, molto design. Strano a dirsi per un marchio giapponese, considerando che le grandi scuole di stile non sono mai esistite lì e che eccellenti quanti rari cardesigner come Shiro Nakamura (appena andato in pensione dal gruppo Nissan) si sono formati altrove.
Alla Mazda, come da tradizione jap, danno sempre un nome per spiegare ciò che pensano e fanno: Kodo design. Espressione, dicono, di quel Jinba Ittai (altro nome che in occidente suona suggestivo), concetto sul quale il marchio sostiene di costruire la connessione fra auto e chi guida: il cavallo e il cavaliere appunto. Date una occhiata in particolare al concept di coupé sportiva RX Vision e capirete di che si parla. E forse perché vale la pena conoscere meglio Mazda.
Possiedo una gloriosa Mazda 6 SW dal 2004, ho percorso finora 311.000 KM. E’ un’auto di cui sono soddisfattissimo per affidabilità, prestazioni e consumi. E’ stata la mia fida compagna per tutto questo tempo e tutti questi chilometri, confesso che non me ne separerò volentieri. Va benissimo. Comprerò un’altra Mazda perchè non riuscirei a guidare un’altra auto (eccetto Tesla…). Mazda non fa promozioni ne sconti eppure quello che compri vale tutti i soldi che spendi. Anzi di più perchè hai l’onore di possedere e guidare un’auto “fuori dal coro”.