Tu quoque, Mercedes. Eppure il sostantivo “assistente” si usa indistintamente per uomo e donna, sia in italiano che in inglese. Da noi l’articolo determinativo continua a nascondere il genere, l’indeterminativo cade sull’apostrofo per il femminile. Che c’entra, direte voi? Beh, nella nostra nuova vita digitale abbiamo tutti un po’ a che fare con l’assistente virtuale, che dai telefoni alle principali piattaforme commerciali si propongono di aiutarci, almeno stando ai loro creatori. Mentre forse ci sottraggano un sacco di info personali.

Assistenti con una sola cosa in comune, oltre a una dose più o meno massiccia di intelligenza artificiale. E l’industria dell’automobile che sta mettendo le mani in pasta digitale, non fa eccezione. Per ora. Ma perché?

La Mercedes ha appena creato il proprio assistente virtuale, non ha un nome specifico ma rientra nell’acronimo Mbux, Mercedes-Benz user experience. L’ho provato a bordo della nuova Classe A, trovandolo interessante. Si attiva dicendo “Hey Mercedes” ed esegue i comandi per noi, senza che le mani abbandonino il volante o gli occhi perdano la concentrazione sulla strada davanti.

Intelligenza artificiale ai primi passi, perché se chiedo qual è il limite di velocità in autostrada, il sistema risponde correttamente “130 km/h”, se chiedo quanto costa la benzina in Croazia dove sto guidando, risponde che il “benzinaio si trova a 7 chilometri”. Ma bene nel complesso, perché è un passo avanti per la sicurezza di guida.

Il problema è che l’assistente di Mercedes, così come Alexa di Amazon, Siri (che significa “donna che porta alla vittoria”) di AppleCortana di Microsoft – per citare i principali – hanno sempre una voce femminile, oltre che quasi sempre nomi femminili. Vuol dire che assistente, cioè qualcuno che ci aiuta, deve essere per forza donna? O che il digitale è dominato dagli uomini, ritorno al passato?

Sono contento che nel frattempo  l’analogico con cui sono nato e cresciuto stia recuperando terreno. Lì mi sembra ci fosse più parità di genere, almeno prima dell’uso. Leggo per esempio che negli Stati Uniti le vendite di libri di carta sono cresciute per il terzo anno di seguito con ebook in calo, che ai designer di Google (fonte New York Times) viene chiesto di usare carta e penna nei brainstorming perché così escono idee migliori, che i dischi di vinile sono tornati per spopolare. E non tra i miei coetanei, cresciuti a pane e lp, ma fra Millennial e dintorni digitalizzati.

“Hey Mercedes”, mi fai sentire i Pink Floyd?

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