Kabuki Ndo Sto è un sistema di guida autonoma messo a punto da Neri Marcorè con la ditta Serena Dandini per “Stati Generali” su Rai 3. Un sistema con molti difetti se, lasciato il volante al robot, l’auto finisce dalle parti della luna invece che davanti a una scuola del quartiere San Giovanni a Roma.

Qui il video, per chi l’avesse perso. Imperdibile.

Il sistema Kabuki è nella realtà il trionfo di ciò che gli ingegneri al lavoro oggi nel mondo sulla guida autonoma chiamano “edge cases”. I casi limite che possono capitare sulla strada e ai quali l’intelligenza artificiale non è ancora in grado di rispondere sempre in modo corretto. Kabuki è la parodia di una comunicazione che fin qui ci ha venduto per quasi fatto ciò che è più lontano del previsto.

Ndo Sto è più o meno ciò che ha detto a The Verge pochi mesi fa Chris Urmson, a capo dello sviluppo della guida autonoma di Google (poi Waymo) per quasi otto anni. Urmson ha lasciato nel 2016 Mountain View e si è messo in proprio, lavorando con partner quali Hyundai e Fiat Chrysler (Aurora Innovations, start up dal valore di circa 2,5 miliardi di dollari secondo Forbes).

A The Verge ha ammesso soltanto ora che per una diffusione del self driving ci vorranno “dai 30 ai 50 anni”. Quando lo si incontrava a casa Google, raccontava che suo figlio non avrebbe avuto bisogno di prendere la patente.

Ma alla guida autonoma bisogna credere, e volerla. Perché il suo primo obiettivo è azzerare gli incidenti su strada per persone e cose. Con robot infallibili ai comandi che facciano dimenticare la fallibilità umana. Prima sarà così, meglio si vivrà.

In fondo è lo stesso auspicio del Kabuki, forma di rappresentazione teatrale giapponese di fatti veri e accaduti, generalmente drammatici. Che la guida autonoma diventi davvero Kabuki, mettendo in scena una vita a zero incidenti. E a Urmson si può continuare a voler bene anche per questo.

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