Auto 2035, in Europa sarà vietato produrre motori endotermici e chi vorrà comprare un’auto nuova di zecca dovrà passare all’elettrico o all’idrogeno per l’eternità. Sarà ammessa una convivenza con diesel e benzina costretti però a non muoversi quasi più, carbonari della circolazione fino all’estinzione. Le auto elettriche saranno per ricchi con i loro prezzi da svenimento. Se poi nel 2035 noi europei non saremo ancora tutti ricchi, ci penseranno i costruttori cinesi a procurarci macchine badanti a zero emissioni. In cambio della cessione di un pezzetto di democrazia. Chissà.

Auto 2035, ma se la distopia della mobilità a zero emissioni non arrivasse? Sai com’è, con le distopie.

Nel 1926 Fritz Lang e sua moglie Thea von Harbou scrivono la sceneggiatura di “Metropolis”, film muto su una distopia ambientata nel 2026 che, se non ricordo male dai tempi universitari, disegnava un domani tetro per l’umanità. 1% contro 99% in largo anticipo, con però forte speranza nel progresso e nell’amore salvifico. Piacque a tutti, molto purtroppo anche a Hitler. Meglio tenerci stretto l’ormai prossimo 2026, quando qualcuno vorrebbe rivedere il bando delle endotermiche 2035. Anche se a questo tipo di 2026 non ci crede nessuno, meno che mai l’industria stessa, perché una frenata la manderebbe a terra.

Nel 1949 Orwell pubblica “1984”, distopia sul totalitarismo e sulla manipolazione all’ombra del Grande Fratello. E’ quel che ci aspetta appunto nel 1984, anche se col senno di poi di questo anno ormai passato ricordiamo a malapena l’uscita del primo Macintosh di Apple o la morte del “paziente zero” primo malato di Aids. Non ditelo a Orwell, ma nel 2024 non sarà il Grande Fratello a guardarci ma saremo noi a sorridere a lui e ai suoi simili in forma di social. Dopo aver regalato loro senza costrizione ogni tipo di privacy.

Nel 2043 viene venduta l’ultima copia di carta del New York Times, prevede nel 2007 Philip Meyer, uno studioso americano che fa distopia editoriale in un fortunato saggio dal titolo come sopra. E’ la crisi della stampa, bellezza: non ci sono più speranze per il quotidiano statunitense e dunque, per insondabile proprietà transitiva, per il resto dei giornali di carta nel mondo. Però questa volta bastano solo venti anni per una verifica, fate i vostri calcoli e chi c’è c’è. Conviene essere ottimisti. In tutti i sensi, sia anagrafici che per le magnifiche sorti e progressive di uno strumento celebrato dalla democrazia oltre che “preghiera laica del mattino” (Hegel). Tanto, chi c’è c’è. Come per l’auto 2035.

@fpatfpat

Lascia un commento