La sponsorizzazione del Roland Garros da parte di Peugeot ripropone una volta di più il tema dell’efficienza dei media e del valore aggiunto che questo tipo di iniziative portano.

Si tratta, si badi bene, di una sponsorizzazione a livello di marchio, non di  modello.
Di conseguenza, neanche si può parlare di un tentativo di creare “awareness” per una importante novità di prodotto (ad esempio, il nuovo crossover 2008), niente di tutto questo: Peugeot e basta (tout court, verrebbe da dire…).

Eppure Peugeot è un marchio che esiste da oltre 150 anni, che non ha bisogno di accrescere la sua notorietà. Allora perché spendere milioni di euro? “Grandeur” francese, direbbe qualcuno, ma non è così. Peugeot è un’azienda familiare, calvinista, che nulla concede all’ostentazione.

Soprattutto in questo periodo. L’anno scorso ha bruciato oltre 3 miliardi di euro di cassa e ha un bisogno urgente di aumentare il capitale. Se continua ad indebitarsi, rischia seriamente l’insolvenza. Ha chiuso stabilimenti e venduto tutto quel che poteva vendere per compensare le perdite, perfino la sede del quartier generale a Parigi in Avenue de la Grande Armée.

Una spiegazione plausibile è che il Roland Garros , come tutti i tornei del Grande Slam, è molto seguito nel Far East, in particolare in Cina, dove Peugeot e Citroēn (con il marchio DS) stanno disperatamente cercando di affermarsi come marchi “premium”, sfruttando la popolarità dei marchi francesi di lusso come Louis Vuitton, Hermes, Chanel e Cartier, che dominano la “shopping list” della classe affluente cinese.

Effettivamente le vendite PSA in Cina sono cresciute più del 30% nel primo trimestre dell’anno. PSA prevede di immatricolare nel 2013 circa 560mila vetture, e punta a raddoppiare i volumi entro il 2015, quando la Cina dovrebbe diventare il primo mercato, superando la Francia.

Bonne chance.

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