Mi risulta che Sergio Marchionne scommetta in occasioni private sul governo di Enrico Letta fino al 2015. Anche se da Detroit fa sapere che “non voglio comunque chiedere nulla al governo”. Si capisce che punti su Letta: meglio la stabilità e la continuità con un governo che a sua volta non chiede nulla e non lesina soldi sulla cassa integrazione. Di cui la Fiat (e non solo) ha assoluto bisogno, in attesa di far tornare tutti al lavoro come promesso per la seconda volta in quattro anni. Già che c’è, sempre da Detroit, lancia un monito che vale per tutti, per chi sta al governo e per chi (ancora) no: “Il progetto che abbiamo è internazionale, con un ambito così largo che farebbe bene a tutto il paese. Speriamo che nessuno ci ostacoli. E’ l’unica cosa che vogliamo dall’Italia”.

La  scommessa di Marchionne su Letta significa però che non scommette su Matteo Renzi. Come se in mezzo ci fossero ancora le accuse del sindaco dopo la cancellazione di Fabbrica Italia, le parole al vento del manager sulla città di Firenze, il sospetto  abbraccio fra Renzi e Maurizio Landini. Nell’immediato,  il segretario del Pd sta poi chiedendo la testa di alcuni ministri tra cui quella del dicastero dello sviluppo, Flavio Zanonato, legato a Pierluigi Bersani ma anche molto a Marchionne.  Zanonato, per altro, sembra non piacere nemmeno a Giorgio Squinzi, presidente di quella Confindustria in cui la Fiat di Marchionne non vuole mettere piede. E’ più di un gossip la risposta del ministro a una critica di Squinzi alla legge di stabilità: “Meglio una candela che maledire il buio”.

Ma ad accendere la luce sulle relazioni di Marchionne con Renzi ci penseranno comunque il sindaco di Torino, Piero Fassino, e Sergio Chiamparino, giocatore di scopone con il manager quando passava più tempo nella città sabauda, entrambi alleati del segretario del Pd. Tanto più appena Marchionne suonerà la carica per gli stabilimenti italiani con il piano industriale di aprile, maggio come ha detto oggi in America. Nell’attesa (o nel dubbio), l’ad scommette ancora su Letta 2015.

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