A Shanghai parte un servizio di auto elettriche a noleggio, poi toccherà a Pechino. I costi per affittare un veicolo elettrico saranno paragonabili a quelli per affittarne uno a benzina, ovvero tra i 100 yuan (16 dollari) e i 150 yuan al giorno. La Cina vorrebbe avere una “flotta” di 500mila veicoli elettrici entro il 2015 e di cinque milioni entro il 2020. Ma sanno guidare i cinesi? Chi vive in Cina da parecchio tempo finisce per vivere l’innamoramento giorno per giorno, talvolta con spiacevoli sorprese. In generale esiste una sorta di infatuazione che permette – a volte – di ergersi a difesa di certe “caratteristiche” cinesi. Nonostante questa premessa però si è meno indulgenti su alcuni aspetti della vita quotidiana. Anche il più accanito difensore dello status quo politico cinese, non avrà dubbi riguardo il seguente postulato: i cinesi non sanno guidare.

Il traffico? Certo c’è. Secondo le ultime statistiche ufficiali il numero di macchine in Cina pare sia di 5 milioni (auto immatricolate), ma vogliamo parlare di come si forma il traffico a Pechino? Le ragioni sono due: incapacità a guidare e forte presenza dell’elemento acqua nella natura cinese.

Il traffico si forma perché ci sono tante auto, ma anche perché per compiere una qualsiasi manovra, che sia inversione, parcheggio, sosta, ripartenza, i cinesi impiegano il doppio del tempo che impiegherebbe un qualsiasi guidatore occidentale (che potrebbe anche accusare i cinesi di “comprarsi” la patente dato che con un migliaio di yuan, poco più di mille euro, si può fare senza problemi). Senza contare che nell’ambito della manovra (con la R di moviola, come sui ralenty del calcio di un tempo, in basso a destra) l’autista cinese deve tenere in conto: il passaggio improvviso di una bicicletta, il passaggio improvviso di un tre ruote, il passaggio improvviso di un carretto qualsiasi, il passaggio improvviso di un centinaio di persone a piedi e impegnate a guardare il cellulare anziché la strada.

Poi c’è l’elemento acqua: i cinesi pensano di passare ovunque, basta trovare un pertugio e come l’acqua, si supera l’ostacolo. Come l’acqua però, quando si incontra il muro ci si arresta. E così quando due auto si ritrovano l’una di fronte all’altra, sono soliti passare almeno cinque minuti prima che uno dei due guidatori decida il da farsi (che poi è tornare indietro o spostarsi, ma l’attesa produce una coda, i “passaggi improvvisi”, eccetera).

E non può niente – in questi casi – neanche il rimedio universale del guidatore cinese: il clacson. In Cina dopo un po’ ci si chiede perché le auto abbiano le frecce e i fanali, quando basta il clacson. Strumento che non avvisa tanto la presenza, quanto un ordine impellente. Il clacson non significa “ti avverto circa la mia presenza”, bensì “ti avverto della mia presenza, quindi spostati che tanto io non mi fermo”. Tra pechinesi e stranieri, ogni tanto si sentenzia, auto rulez.

Ma torno alla notizia: una società di Shanghai di noleggio auto, in parte di proprietà dell’americana Enterprise Rent-A-Car, sta per lanciare un servizio di noleggio di auto elettriche. L’utilità è fuor di dubbio e a breve il servizio sarà lanciato anche nella capitale. “Bisognava iniziare da qualche parte”, ha dichiarato Ray Zhang, presidente e amministratore delegato di EHI Car Service srl, l’azienda che lancerà l’impresa, “qualcuno doveva pur farlo per primo”.  Si è detto fiducioso per la riuscita dell’iniziativa, grazie anche al target della clientela corporate di aziende impegnate nella delicata attività di riduzione delle emissioni, e non ha nascosto di puntare sugli incentivi che il governo cinese è disposto ad elargire a tutte le attività che contrastino il crescere dell’inquinamento.  Pronti, via.

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