Bella cosa gli amici in Cina. Ieri parlando via Skype con uno di loro che vive a Pechino, il discorso è caduto sull’auto elettrica. Per raggiungere gli obiettivi lanciati con “sprezzo del pericolo” e inguaribile ottimismo negli anni scorsi dalle case occidentali, tutti ora (Carlos Ghosn per primo, numero 1 dell’alleanza Renault-Nissan, come riporta anche il Wsj qualche giorno fa) puntano sulla Cina con una riflessione che suona così: “Hanno problemi così grandi di inquinamento che l’auto elettrica per loro è una salvezza”. Vuoi vedere che alla fine i cinesi dovranno anche ringraziare di fronte a cotanta generosità? Per ora però non ci pensano proprio.

A raccontarlo, oltre agli amici, sono i numeri: nel 2012 in Cina sono state venduti poco più di 12.000 veicoli elettrici su un mercato totale che ne vale più di 19 milioni. E questo nonostante i cospicui aiuti da parte del governo centrale (obiettivo confermato di 500.000 elettriche in strada entro il 2015 e 5 milioni nel 2020) e delle amministrazioni locali: a Pechino, ad esempio, chi acquista un’auto elettrica ha uno sconto di 120.000 yuan, l’equivalente di circa 15.000 euro. Non solo: chi scegli un’elettrica non deve partecipare a lotterie o aste per avere l’agognata targa. L’amministrazione di Pechino aveva (e forse ancora la ha) l’ambizione di convertire parte dei taxi (nella maggior parte vecchi e inquinanti) con vetture elettriche: “Peccato che nella capitale cinese spesso i taxi lavorano 24h su 24 con percorrenze medie di circa 500 km al giorno”, spiega il mio amico “cinese” … Il tempo da queste parti poi è denaro: “Nessun tassista cinese sano di mente perderebbe anche una singola ora di lavoro per ricaricare le batterie del suo taxi”.

L’industria cinese Baic, racconta il China Daily, ripreso da Automotive News China, è alla ricerca di “several dozen volunteers” (alcune dozzine di volontari) per testare nell’uso quotidiano le sue elettriche: requisito fondamentale avere un garage dove ricaricare le batterie. “E’ come trovare un ago nel pagliaio: nelle grandi metropoli solo i ricchi hanno un garage. E loro di sicuro non fanno i volontari per la causa elettrica”, continuano a raccontarmi dalla Cina.

Impressioni “da strada” che sembrano non interessare più di tanto le industrie automobilistiche: oltre a Mr Ghosn con le sue Renault, Bmw, Mercedes e Toyota hanno siglato nei mesi degli accordi per produrre con dei partner cinesi, elettriche destinate al mercato locale. La Cina salverà pure l’auto elettrica, i cinesi però sembrano non saperlo.

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