Il car2go a Roma è un successo. Il sindaco Ignazio Marino sembra averne fatto una bandiera dell’amministrazione e ha twittato anche i primi risultati: in poco meno di un mese sono già 20 mila gli iscritti al servizio di car sharing romano gestito da Smart, circa 700 al giorno. “Le iscrizioni vanno più veloce di Milano e delle altre città europee in cui abbiamo finora lanciato il servizio. Roma ha poi la più alta percentuale di utilizzazione mai registrata in una settimana”, mi ha raccontato Thomas Beermann, ceo di car2go Europe. Il manager lancia poi un vero e proprio derby italiano: “Sono sicuro che a fine anno, Roma e Milano avranno circa lo stesso numero di clienti”.

Non c’è che dire, i numeri sono quelli di un fenomeno di successo. Il car2go e il car sharing in generale, si stanno dimostrando lo strumento ideale per soddisfare la sempre maggiore domanda di mobilità flessibile che oggi non trova risposta nell’offerta di servizio pubblico. Non solo: il car sharing sembra riavvicinare le amministrazioni e i cittadini all’auto e potrebbe consentire nei prossimi mesi di evitare piani, comunali e non, troppo punitivi verso l’auto individuale. E le Case automobilistiche sembrano averlo capito.

Nonostante tutto questo (è comunque molto) al car2go (come ai concorrenti ed agli altri che arriveranno) manca ancora qualcosa: l’integrazione con il trasporto pubblico locale, aspetto per me fondamentale per un servizio di car sharing che sulla fiancata delle auto ha in bella evidenza il logo di Roma Capitale (o di altre amministrazioni). La sinergia farebbe bene ad entrambi oltre che alla collettività: con forme di integrazione tariffaria, car sharing e trasporto pubblico potrebbero trovare clienti uno nell’altro. Penso a formule di sconto reciproco, sull’abbonamento o sul servizio.

Perché non pagare il bus con la card di car2go? Perché non includere nella tariffa oraria di car2go un viaggio in metro? Di iniziative il marketing ne potrebbe creare a dozzine. Taxi compreso: car sharing e tassisti non sono concorrenti, anzi si possono integrare bene, vedi ad esempio, per i servizi da e per l’aeroporto. In particolare per compagnie di taxi da sempre virtuose come Samarcanda di Roma. Non solo: il servizio di car sharing è in maniera mirata alle sole zone centrali delle città e lascia fuori le periferie laddove solitamente l’offerta di trasporto pubblico è ridotta al minimo.

E’ probabile che l’assessore alla mobilità di Roma, Guido Improta e a quella di Milano, Pierfrancesco Maran, ci abbiano già pensato. Come spero che i soldi ricavati dall’amministrazione pubblica, circa mille euro l’anno per auto, saranno re-investiti dai Comuni proprio sul trasporto pubblico. Altrimenti quella scritta Roma Capitale sulla fiancata avrebbe proprio il sapore di beffa.

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