Manager dell’auto di tutto il mondo, disunitevi. Perché accanirvi a lavorare su un prodotto ultracentenario su cui si guadagna il 2%? Lasciate Detroit, Colonia o Billancourt e trasferitevi a San Francisco, la nuova autoproclamata capitale dell’automobile. Lì e nei dintorni della Silicon Valley hanno sempre più bisogno di voi.
Google, Apple, Microsoft e Oracle, Cisco, Ibm e Salesforce e altre hanno già virato verso il nuovo grande business che è l’auto connessa e successivamente a guida autonoma. Un branco di nerd e garagisti ricchi sfondati che sanno tutto di software, di radar, di algoritmi ma poco e nulla di quattro ruote. Se cercate un nuovo posto di lavoro, l’avete trovato.
In California c’è l’industria che vi sognate, quella che prende rischi tutti i giorni nell’innovazione e non fatica a trovare soldi per gli investimenti. L’opposto dell’automobile. Lì sta girando la Google Car che a bordo, si calcola, ha non meno di 150.000 dollari di equipaggiamenti, di cui la metà è il valore del sistema radar sul tetto che le permette di viaggiare senza un conducente umano. E soltanto in California accadono cose come Tesla, un’azienda elettrica da circa 2 miliardi di dollari di fatturato nel 2013 e un valore di borsa equivalente a quello di Renault e appena due volte meno di Gm e Ford.
Alcuni di voi l’hanno già capito. Alan Mulally, celebrato boss di Ford, l’1 luglio scorso è andato in pensione a Detroit, ha messo in tasca una liquidazione da 300 milioni di dollari e il 9 luglio è volato a casa Google. Patrick Pélata, numero due di Renault e costretto alle dimissioni nella primavera del 2011 per salvare il suo capo Carlos Ghosn da una falsa storiaccia di spionaggio industriale, dall’agosto di due anni fa dirige il settore automotive di Salesforce, brillante società di software di San Francisco. Vive lì ed è risorto. Manager dell’auto, cambiate mestiere. O Casa, finché siete in tempo.
[…] Magari alla Apple la macchina che stavano facendo (qui il progetto di cui Carblogger ha scritto) è una cosa inguardabile … la verità è che Jungwirth è il primo caso conosciuto che fa il percorso inverso rispetto alla tendenza di ingegneri e manager di trasmigrare dall’industria del tech a quella dell’auto. […]