La Ferrari elettrica è pronta. L’arrivo sul mercato è previsto per il quarto trimestre del 2025, a giugno prossimo è fissata l’inaugurazione dello spazio produttivo dedicato vicino a Maranello. Le ultime due info sono state date dal ceo Benedetto Vigna nel corso della presentazione dei risultati del terzo trimestre 2023 a novembre scorso.

Jony Ive è stato ingaggiato da John Elkann nel settembre del 2021 specificatamente per lo sviluppo della Ferrari elettrica. Ive ci ha lavorato insieme alla sua piccola squadra di LoveFrom, società creata insieme a Marc Newson nel giugno del 2019 quando ha lasciato Apple, e alla squadra interna di design guidata da Flavio Manzoni. Naturalmente anche con l’amministratore delegato di Ferrari Benedetto Vigna, unico ceo nell’industria auto insieme a quello di Volvo proveniente dal mondo del tech e non è un dettaglio, e con Elkann, la cui mano sulla Ferrari mi risulta si faccia sentire eccome. Altri livelli non saranno mancati. Tanti? Se fosse, una cosa che in genere non facilita i processi creativi.

In Ferrari il divieto di sbagliare va a due velocità: in formula 1 sembra non tassativo e si sbaglia anche se non si dovrebbe, in produzione di serie il divieto tiene meglio, come dimostrano i conti e gli ultimi modelli di una certa bellezza.

Sulla Ferrari elettrica, diavolo o acquasanta decidete voi per un costruttore celebre nel mondo per il suo V12, la riduzione a zero di errori ed emissioni è stata legata al lavoro di Ive. Che sugli zero errori ha costruito la sua fama di progettista industriale alla Apple dove è entrato nel 1992. Suoi iPod, iPhone, iPad, Mac colorato, Apple Watch. Unico.

Uno che non ha bisogno di pubblicità, meno che mai da quando lavora per la Ferrari. Qui la sola voce che si sente con interviste è quella di Manzoni. A dirla tutta, a volte ho l’impressione che sia un fatto più tollerato che amato a Maranello, ma meno male che questa voce arriva forte e chiara: perché è quella di un designer che sa comunicare passione, prima ancora che forme, stile e filosofia di un marchio unico.

Ive non ha mai parlato in pubblico della Ferrari elettrica. L’unica intervista dalla firma del contratto con Elkann per questa auto è stata concessa nel giugno scorso dal manager inglese a McKinsey. società di consulenza internazionale. Che è come dire tutto in famiglia o al più come la risposta che un giorno Moravia diede alla domanda perché scrivesse: “Scrivo per sapere perché scrivo”.

Come è stata sviluppata la Ferrari elettrica? Ive dà ai colleghi di McKinsey una serie di indicazioni su come lavora, a partire dal rapporto con chi comanda in azienda. Dunque anche in un ambiente complesso come è quello della Ferrari. Ne faccio qui una breve sintesi, letture e conclusioni sono tutte ammesse.

“Il rapporto più efficace che si possa avere è quando si lavora con qualcuno che ha una comprensione pratica, non accademica, della creazione. Per rendere quell’idea concreta e rilevante, c’è bisogno di lavorare con un gruppo di persone. Ma la natura delle idee e del processo creativo è così particolare e insolita. È un’attività che non si adatta naturalmente o facilmente a un grande gruppo di persone. In generale, credo che si debba accettare e impegnarsi per il fatto che il processo creativo è favolosamente imprevedibile. Una grande idea non può essere prevista”. Più o meno l’impensabile. Come una Ferrari a batteria.

@fpatfpat

Lascia un commento