Sono all’Automotive Dealer Day di Verona e dopo una mattinata passata a discutere sull’opportunità digitale mi siedo all’Assemblea di Federauto, l’associazione dei concessionari ufficiali di auto. Parla il suo presidente Filippo Pavan Bernacchi. Ed ecco che di colpo il mondo digitale sparisce e rientrano dalla finestra le vecchie logiche. E vecchi lunguaggi.

Primo tra tutti la lamentela generalizzata sulle perdite dei concessionari negli ultimi 7 anni: in media, racconta Federauto, di 930 mila euro a testa. La colpa, in parte, sarebbe imputabile anche alla sovraproduzione dell’industria automobilistica in Europa: non si chiudono le fabbriche e si chiedono i soldi ai concessionari.

C’è poi la polemica verso i salonisti ovvero i venditori di auto fuori della rete ufficiale, accusati di concorrenza sleale e di politiche commerciali non proprio corrette nei confronti degli automobilisti come, ad esempio, azzerare i km delle auto usate. Non tutti i salonisti fanno così ma …

C’è poi, è inevitabile, il governo Renzi accusato di far poco per il settore auto in Italia. Così come hanno fatto poco i predecessori che hanno contribuito (anche loro) a ridurre le concessionarie del 54% negli ultimi 7 anni.

Resto poi sorpreso di un aspetto: Federauto non parla in nessun passaggio di tecnologia e sostenibilità. Elettriche? Nemmeno per sbaglio. Il verde non sembra far parte dei suoi piani. Eppure Pavan Bernacchi discute degli incentivi. Per quale auto?

Esco e torno all’atmosfera di prima: l’attivismo dei concessionari è evidente. La voglia di imparare pure. La sfida digitale è un’occasione da non perdere. E la rete sembra pronta a coglierla. Chi ha ragione?

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