Stamattina mi hanno chiesto a bruciapelo: ma perché Apple apre proprio a Napoli il suo centro ricerche europeo sulle app? Siete quasi peggio di Sarri, ho risposto, Napoli è Napoli. Eppoi, Tim Cook aveva recentemente parlato bene dell’Italia: sul Corriere.it ci sono scritte un sacco di cose su questa vicenda, leggetevelo insieme al comunicato ufficiale in inglese. E non fate discriminazioni.

Salto sulla mia Vespa e nel traffico romano ripenso ad Apple e alla sua idea di sbarcare a casa nostra il suo nuovo lab. App, iOs, vabbè. Siccome a pensar male si pensa bene (a volte), come insegnava tanto tempo fa l’insuperato maestro di dietrologia Giulio Andreotti, mi sono venute in mente due cosette sul perché Apple abbia scelto Napoli. App per app.

La prima: e se Apple fosse venuta a Napoli anche per capire come insegnare ai suoi robot la guida autonoma nell’ambito del segretissimo progetto Titan? Se un giorno l’auto senza pilota se la cavasse a Napoli, il software di Apple sbancherebbe il mercato mondiale. Altro che nell’ordinato deserto di Las Vegas. Del resto, un ricercatore di Google lo disse in pubblico qualche anno fa, “per Napoli ci vorrà più tempo”. E anche a Roma, non è che le cose siano tanto diverse, come ha riferito con un sorrisone grande così il capo ricerche della Nissan al mio Socio a Palo Alto in California, pochi giorni fa.

Un secondo motivo della scelta di Apple a Napoli potrebbe essere politico. L’azienda di Cupertino e gli altri giganti americani del tech sono sotto pressione in Europa per motivi fiscali. Apple ha appena chiuso un contenzioso con il governo italiano. Tim a Matteo: guaglio‘, se porto lavoro a Napoli, mi tratterai meglio?

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