Nelle ultime settimane, un tweet di Elon Musk è stato uno dei più condivisi sul social network. 2400 retweet e 7300 likes per la risposta a un’indagine pubblicata su un giornale californiano, TheMercuryNews, che accusava Tesla di utilizzare manodopera nascosta a basso costo per espandere la sua fabbrica di Fremont.

Che Tesla debba far fronte a un’alta domanda non è una novità. La ricerca di responsabili di produzione a cui vengono offerti ricchi benefit per far fronte alla promessa di produrre 500.000 veicoli entro il 2018 è tutt’altro che una leggenda, così come il fatto che l’ufficio di Musk sarebbe stato spostato in fondo alle linee produttive, con tanto di “brandina” per le nottate trascorse in ufficio.

L’articolo di MercuryNews punta il dito su un altro tipo di manodopera, quella utilizzata per l’ampliamento dello stabilimento Tesla di Fremont, una delle fabbriche di automobili tra le più avanzate al mondo, che si estende su 492 mila metri quadri, di proprietà Toyota dal 1984 al 2009.

Nel 2015, durante i lavori di ampliamento del reparto verniciatura, un operaio di origini slovene si è infortunato gravemente. Da qui l’indagine del quotidiano che avrebbe scoperto come Tesla affidasse i lavori a un’azienda tedesca, la Eisenmann, che a sua volta avrebbe subappaltato i lavori a un’azienda slovena, ISM Vuzem.

L’incidente ha portato a galla, molti mesi dopo, come quest’ultima azienda sfruttasse manodopera a basso costo attraverso dei permessi temporanei VISA, che tuttavia non permettevano il lavoro agli oltre cento operai provenienti da paesi poveri, fatti arrivare oltreoceano, e soprattutto, come nelle tasche di questi ultimi finisse un salario di 5 dollari l’ora.

Musk afferma nel tweet in risposta all’articolo, che nella storia sembra mancare uno zero, perché Tesla effettivamente paga 55 dollari l’ora per ogni operaio Eisenmann, riportando in foto il comunicato stampa dell’azienda. Va detto che ciò non vuol dire per forza che nelle tasche dei lavoratori immigrati finiscano tutti quei soldi, che vengono pagati all’azienda subappaltatrice.

Il salario degli auto-workers, indotto incluso, negli Stati Uniti è da sempre un tema scottante che a ogni rinnovo contrattuale spinge le case automobilistiche a minacciare spostamenti di linee produttive verso il vicino e più economico Messico. In California il salario minimo federale è di 7,25 dollari l’ora, mentre la media del salario di un operaio automobilistico statunitense è stata, nel 2015, di 21,56 dollari, contro i 22,51 di dieci anni fa (dati Bloomberg).In Messico il salario medio di un operaio  è stato tra gli 8 e 10 dollari.

In questi giorni è stata annunciata la data di apertura della Giga Factory alle porte di Reno, Nevada, il cui completamento dei lavori era al 14% all’inizio di maggio. Un investimento da 5 miliardi di dollari la cui inaugurazione si terrà la sera del 29 luglio. Elon Musk ha già deciso. Continuerà a produrre negli Stati Uniti, costi quel che costi, collaborando con le autorità federali per far luce sul caso della manodopera a basso costo. E vedremo se di questa storia tornerà a parlare con gli azionisti, nella riunione prevista questa sera.

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