Il prossimo novembre la General Motors tornerà in borsa, dopo la bancarotta pilotata dell’anno scorso che ha portato, tra l’altro, l’amministrazione Obama a detenere il 61% del gruppo di Detroit. La Casa Bianca ha di fatto nazionalizzato la prima azienda automobilistica del paese, iniettandoci dentro insieme alla Chrysler quasi 82 miliardi di dollari, ma adesso ha deciso di lasciare gradualmente il volante. I cinesi della Saic, azienda a controllo statale, hanno fatto sapere di essere interessati a rilevare una quota della Gm, se le condizioni di mercato saranno “favorevoli”. Saic e Gm lavorano insieme da dieci anni in Cina in una joint venture che produce utili per entrambi. La logica industriale potrebbe però scontrarsi con le riserve politiche di parte americana, sia nel governo che nel congresso, dove l’avanzata cinese nell’economia e nella finanza mondiale preoccupa non poco. La discussione su quella che viene definita una “vendita insidiosa” è già iniziata. Ma se la Fiat salirà al 35% in Chrysler nel 2011 o il fondo sovrano di Abu Dhabi ha il 9,1 % di Daimler o la Renault partecipata dallo stato francese ha circa il 44%, della Nissan perché i cinesi –  oggi gli unici con i soldi in bocca – dovrebbero trovare porte chiuse a Detroit?

Lascia un commento