La Chevrolet Volt sarà in vendita negli Stati Uniti entro un mese. E’ la prima auto elettrica del gruppo General Motors. Una definizione però contestata, perché l’auto affianca a un motore elettrico principale un piccolo motore a benzina che serve a ricaricare l’altro e sostanzialmente a non lasciare a piedi (extended range) quando la carica del pacco batterie è finita e la colonnina non c’è.  I critici sostengono che la Volt non è una pura elettrica, ma un’ibrida (plug in) come la più celebre e diffusa Toyota Prius. Il dibattito in corso ha toni furibondi fra stampa specializzata e azienda (un collega mi ha raccontato di aver avuto sul tema una quasi rissa verbale con Nick Reilly, capo di Gm Europe, al recente Salone di Parigi). Ma abbassando i toni, quel che più dovrebbe interessare della Chevy è se può rappresentare un modo di ridurre in prospettiva l’impatto ambientale. Se è davvero un prodotto che inquina meno, se lo si può considerare un prodotto accessibile e non per ricchi con i suoi 41.000 dollari di listino. Se, soprattutto, può essere un’auto che avvicini la gente al sistema di mobilità elettrica e apra la testa a un cambio di cultura. L’auto senza motore termico muove adesso i primi passi e avrà bisogno almeno di un decennio perché i suoi numeri abbiano un impatto significativo sel nostro modo di vivere.  Volt ibrida o pura, quanto interessa i non addetti ai lavori?

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