Nel blog precedente, Laura aveva chiesto una risposta a queste parole: “Nessuno ha ripreso le parole di Marchionne secondo cui la Fiat ha pagato i suoi debiti con lo stato italiano e quindi ora è a posto. Io francamente non ho capito come pensa che siano stati pagati e come ha fatto questi conti. Se qualcuno può dare qualche suggerimento in merito… “.  Eccone uno, parziale (ma non smentito) perché si riferisce soltanto agli ultimi trent’anni di Fiat.

Cominciamo dalle parole esatte dette in tv a “Che tempo che fa” dall’amministratore delegato della Fiat: «Qualsiasi debito verso lo Stato è stato ripagato in Italia, non voglio ricevere un grazie, ma non accetto che mi si dica che chiedo assistenza finanziaria». Gli artigiani e i piccoli imprenditori di Mestre, riuniti nella Cgia, hanno fatto due conti e li hanno resi noti. Cgia è gente seria e anche molto furba, nel senso buono: ogni sabato, manda nelle redazioni economiche delle agenzie di stampa e dei giornali dei report zeppi di numeri sui problemi dell’economia, trovando spazio più facilmente sulla stampa nazionale perché di sabato borse, banche e aziende sono chiuse.

Questa volta di martedì, Cgia dice che negli ultimi 30 anni la Fiat ha ricevuto quasi 8 miliardi di euro di aiuti dallo Stato italiano, in particolare negli anni ’80, tutti finanziamenti pagati con i soldi dei contribuenti. In particolare, fra il 1977 e il 2009 lo Stato ha erogato alla Fiat poco più di 7,6 miliardi di euro, una «cifra importante» che spinge il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, a dire che le dichiarazioni di Marchionne sono state «quantomeno ingenerose».  Sempre secondo Cgia, dal 1990 in poi gli investimenti a carico dei contribuenti italiani erogati per la costruzione degli impianti di Melfi e Pratola Serra sono stati pari a 1,279 miliardi di euro. Se è vero, come dice Marchionne, che gli incentivi alla rottamazione decisi dai vari governi hanno interessato i costruttori stranieri per sette macchine su dieci vendute contro le tre del gruppo Fiat, è altrettanto vero che il Lingotto ha ricevuto dallo stato contributi esclusivi per integrare e sostenere (giustamente) gli ammortizzatori sociali. Fra il 1991 e il 2002, sostiene ancora Cgia, altri 1,15 miliardi di euro.

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