Nell’ultimo studio statitistico rilasciato dalla Acea (l’associazione dei costruttori europei) sui primi 9 mesi del 2010, si legge che la produzione automobilistica è aumentata del 13% nei paesi dell’Unione europea rispetto allo stesso periodo del 2009. In Italia, invece, non c’è nessun segno di inversione di tendenza: la produzione è scesa del 10,8%, Il calo riguarda di fatto il solo gruppo Fiat, considerando che l’altro costruttore presente è la DR del Molise, dove vengono assemblati e rivisti modelli prodotti in Cina. Che ha raddoppiato i suoi piccoli volumi di vendita nello stesso periodo, non toccando però  le 4.000 unità.

Insomma, gli stabilimenti italiani della Fiat non producono utili (anche) perché non producono auto, giusto per rispondere all’affermazione dell’amministratore delegato Sergio Marchionne fatta in tv da Fabio Fazio (che invece è rimasto zitto). Altro che Fiom e diritti da ridurre, è questo il problema della Fiat. E i nuovi modelli promessi a Mirafiori come a Pomigliano in cambio di un contratto americano per i lavoratori, arriveranno (se arriveranno) rispettivamente alla fine del 2012 (Suv Alfa Romeo e Jeep) e alla fine del 2011 (Fiat Panda). Stando sempre ai dati Acea, l’Italia del monocolore Fiat è oggi il fanalino di coda dei paesi Ue in fatto di produzione automobilistica, con il suo 3,9%, seguita solo dalla Slovacchia (3,6%) tra i paesi che numericamente contano. Il 36,4% delle auto è stato prodotto in Germania e in Spagna, il 12,9% in Francia, l’8,3% in Gran Bretagna, il 7,1% nella Repubblica Ceca, il 5,7% in Polonia. Tutti paesi, certo, dove costruiscono diversi gruppi. Ma che in Italia negli anni non sono stati fatti entrare sempre dalla Fiat, con l’ultimo no alla Ford nel 1986 per l’Alfa Romeo. Per il 2011, l’unica produzione massiccia prevista a Mirafiori e a Pomigliano sarà essenzialmente di cassa integrazione.

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