Due Fiat da collocare a un prezzo complessivamente più alto in Borsa, una Fiom da mettere fuori a un prezzo conflittuale più basso possibile. Il progetto di Sergio Marchionne va avanti, con non pochi paletti su cui gli investitori è presumibile stiano ragionando: 1) Il 3 gennaio inizia un nuovo decennio borsistico per Fiat. Ma chi avesse investito in azioni del Lingotto dal 2000 a oggi, avrebbe perduto il 30% ogni anno (stima Sole 24 ore). Giusto per la cronaca e giusto per capire perché alla vigilia c’è stata incertezza sui nuovi prezzi. La chiusura dei due titoli si è fermata comunque a 16 euro, meno del previsto (16,8 era il consensus degli analisti) 2) Nel 2010, la borsa di Milano ha premiato il titolo Fiat con un aumento del 50%, secondo in Europa soltanto a quello del gruppo Bmw (+86%), grazie al balletto di voci sullo scorporo che hanno eccitato Piazzaffari fino all’annuncio ufficiale del 21 aprile scorso. Ma sempre per la cronaca, è stata una crescita appunto di Borsa e nulla più: i margini di Fiat Auto sono stati dell’1,8% contro l’oltre 7% del fenomeno Bmw. E quasi tutti provenienti dal Brasile, dove Fiat viaggia intorno al 10%. Quel mercato è in crescita, con un tasso di 113 automobili ogni 1000 abitanti, ma in Italia è di 609 e nei paesi dell’Unione europea di 470. Dunque, o la domanda brasiliana fa Bing Bang o nulla cambia a breve. 3) I margini veri restano dentro Fiat Industrial, cioè Cnh e Iveco, con previsioni a due cifre di Marchionne entro il 2013. Ma l’altra Fiat, quella con l’auto, ha dentro la Ferrari, che da sola vale più della metà dell’impresa. Sul destino azionario della Rossa la partita è dura. L’anno scorso, Luca Cordero di Montezemolo ‘avrebbe voluto la Ferrari in Industrial, ha perso e a seguire ha perso la presidenza Fiat. Ora qualcuno gli ha letto recentemente in viso (e qualcun altro lo legge nelle mani libere che ormai agita Marchionne) che il prossimo marzo non sarà riconfermato alla presidenza di Maranello. Nonostante un atteso ottimo bilancio 2010, o nessuna pausa da accorciare. Ferrari a parte, la nuova Fiat Auto vale quanto un cubo di Rubik: è smontabile per fusioni o cessioni (Alfa Romeo), molto complessa per risolverla una volta per tutte. 4) Marchionne teme la Fiom più di quel che non ammetta in pubblico: lo si capisce quando minaccia di chiudere Mirafiori se il referendum tra i lavoratori non passerà. A Pomigliano i suoi collaboratori e i sindacati Cisl e Uil gli avevano predetto una vittoria schiacciante per il sì nel referendum, e invece i no degli operai erano arrivati al 40%. Adesso usa il cannone, evidentemente non si fida più di nessuno ed è più solo. Ma nulla di simile si era mai visto, almeno in democrazia.
Il valore delle due Fiat in Borsa
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