La campagna di Russia della Fiat di Sergio Marchionne è finita con una disfatta. La lettera d’intenti firmata nel febbraio dell’anno scorso con Sollers, secondo costruttore di auto del paese, holding che controlla parti di diverse compagnie, fra cui la Uaz e la Zmz, è stata strappata. Il consiglio di amministrazione della Fiat, riunito venerdì mattina a Torino, ha passato la mano, approvando solo  il bilancio 2010 e i dividendi per gli azionisti.  Poche ore dopo, si è capito il perché: i russi hanno scelto la Ford quale nuovo partner di un’alleanza per la produzione, distribuzione e vendita di modelli del costruttore americano. Sollers, evidentemente, ha trattato su due tavoli, senza che i manager italiani se ne accorgessero. La stessa cosa era capitata tre anni fa alla Fiat in Cina, quando negoziando una joint venture con Chery, gli uomini del Lingotto si resero conto che addirittura qualche stanza più in là i cinesi stavano trattando la stessa materia con la Chrysler allora tutta americana. Lo smacco russo di fatto indebolisce la strategia di Marchionne, che a oriente del Lingotto perde una occasione di crescita su un mercato in forte espansione, perdipiù essendo ancora fuori dalla Cina e con grandi problemi in India nell’accordo esistente con Tata.

In una nota, il costruttore italiano ha fatto sapere che intende comunque andare avanti da solo, confermando di voler costruire veicoli commerciali sempre con Sollers.  Nella lettera d’intenti, Marchionne aveva ottenuto dalle banche russe, alla presenza del primo ministro Vladimir Putin, prestiti agevolati per 2,4 miliardi di euro, da erogare entro il 2016 con l’obiettivo di produrre 500.000 auto e suv Jeep entro quell’anno. Parte di questi soldi potrebbero forse restare sul piatto, considerando che il governo di Mosca sta spingendo molto per far crescere il settore auto e dunque anche la sola Fiat sarebbe una benvenuta. Secondo gli analisti di Boston Consulting, la Russia potrebbe diventare il sesto mercato mondiale di quattro ruote entro il 2020 (oggi è il decimo). E il primo in Europa entro il 2018, superando quello della Germania.

Il voltafaccia di Sollers fa segnare il passo alla capacità di Marchionne di attrarre capitali pubblici e semi-pubblici nella costruzione di una Fiat-Chrysler più forte, dopo la marcia trionfale a Washington e a Belgrado.   Nella lettera d’intenti stracciata, in Russia il gruppo italiano avrebbe dovuto commercializzare nove nuovi modelli (berline medie e medio-grandi e Suv), sei dei quali avrebbero avuto come base una nuova piattaforma derivata dall’accordo di Fiat con Chrysler. Almeno il 10% dei veicoli prodotti sarebbe stato destinato all’esportazione. Lo stabilimento Sollers di Naberezhnye Chelny sarebbe stato ampliato con nuovi impianti produttivi e un parco tecnologico per la produzione di componenti. La joint venture con Ford punta su due stabilimenti nella regione di San Pietroburgo e nel Tatarstan.

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