Fino alla grande crisi di Detroit che ha portato la Gm e la Chrysler in bancarotta nel 2009 e ha spazzato via milioni di vendite dal mercato statunitense (oggi non più il primo al mondo dopo oltre cent’anni di storia), i costruttori di auto sostenevano che chi non stava anche in Nordamerica con una base produttiva e una rete di vendita non poteva diventare un gigante mondiale. I nani avevano un nome italiano come Fiat o francese come Renault e Psa (Peugeot-Citroen). Poi la Renault si è alleata con la Nissan e in qualche modo ha zittito i suoi critici (il gruppo giapponese va bene oltreoceano), Fiat ha appena conquistato la Chrysler anche se il gruppo deve ancora dimostrare di correre come i più grandi, Psa è rimasto solo. Ma in una intervista ad Automotive News Europe (qui una sintesi), il capo dei marchi Psa Jean-Marc Gales ha detto che il gruppo diventerà un big player mondiale passando per la Cina e non più per il Nordamerica.  Le parole vanno naturalmente seguite dai fatti, e Psa sarà atteso al varco. Ma intanto è una nuova certezza che l’Asia prenda il posto degli Stati Uniti nel business internazionale, e ovviamente non solo nell’auto. A margine, aggiungo che questo resta il grande problema della Fiat-Chrysler di Sergio Marchionne: ancora assente dalla Cina, con il solo 1% del mercato in India, in enorme ritardo in Russia, a est il mercato europeo più interessante, dominato da Autovaz-Renault-Nissan con il 36.5% di quota nel 2010. Seguiti da Gm (8,3), Vw (6,8), Kia (5,4( e Toyota (4,7).

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