Giovedì la Fiat è andata fuori strada in una giornata di borsa a precipizio, con una perdita record dell’11,88%, seguita dal -9,08 di Exor, la controllante di famiglia del gruppo, fino allo sfracello di Fiat Industrial finita a -13,31. Il valore del titolo dell’auto si è praticamente dimezzato dall’inizio dell’anno, passando dagli 8,18 dei giorni dello spin off al 4,33 euro per azione di ieri. Perde molto da due settimane e oggi non va meglio. C’è un caso Fiat? Al Lingotto non parlano, aspettando che l’amministratore delegato Sergio Marchionne rimetta piede in Europa alla fine della settimana prossima. In passato e in particolare nei giorni più neri della crisi del 2009, il manager se l’era presa più volta con l’andamento erratico di Piazzaffari, sostenendo che la borsa non rispecchiava i valori reali del titolo. Poi silenzio, dopo l’operazione di scorporo delle due Fiat celebrato in pompa magna a Milano.
Oggi il primo gruppo industriale italiano paga le conseguenze di tre fattori: l’andamento negativo dell’economia reale, la conseguente caduta delle borse, la sua debolezza sui mercati di riferimento. A Milano come a Wall Street non vedono più la crescita. La lancetta del barometro dell’economia mondiale punta sempre più verso la recessione, fra manovre restrittive e consumi privati in discesa. Gli analisti di Goldman Sachs hanno diffuso giovedì una previsione che parla di un calo delle vendite di automobili in Europa nel 2012 fino al 7% in meno di un 2011 già negativo. Salvo poi dire, il giorno seguente, che comunque puntano molto su Fiat. C’è caos vero. Non a caso nel giovedì nero, alla borsa di Parigi (-5,48%), Renault ha perso il 7,95% e Peugeot il 9,06%. Ma sempre non a caso lo stesso giorno alla borsa di Francoforte (-5,82%) il titolo Volkswagen ieri ha guadagnato il 4,45%. Il gruppo tedesco, principale competitor della Fiat in Europa e in Brasile, prevede di andare bene anche se l’economia scivola, ha detto mercoledì Bernd Osterloh, il rappresentante dei sindacati che siede nel consiglio di sorveglianza.
Può Marchionne dire altrettanto? Se il mercato europeo è triste per tutti i costruttori, il gruppo tedesco vola in Cina, mentre Fiat lì è ancora assente, in India rincorre (la quota di mercato arriva a fatica all’1%), in Russia forse aprirà una fabbrica a San Pietroburgo (diventato il grande distretto industriale dell’auto straniera) dopo aver perso un partner importante a favore di Ford. Certo è limitativo (se non sbagliato) dire che il titolo italiano in borsa va giù perché negli Stati Uniti la Fiat forse non venderà le 50.000 piccole 500 nel 2011, come precedentemente annunciato.O perché in Brasile, nei primi 15 giorni di agosto, la Volkswagen ha superato la Fiat per 270 macchine vendute; è successo altre volte, ma è qui che il gruppo italiano continuerà a fare i suoi veri soldi nell’auto.
E’ la crisi reale che la borsa vede, di cui la debolezza Fiat su mercati cruciali è un passaggio. «Quali certezze in un mondo incerto?», ce le dirà John Elkann, presidente del gruppo, il prossimo 24 agosto incontrando a Rimini il presidente della Compagnia delle opere, Bernhard Scholz. E’ l’appuntamento clou, dopo quello con Marchionne del 2011. Che la Fiat cerchi via Cl una mano dall’alto?
Lascia un commento