Al Salone dell’auto di Francoforte, in molti fanno finta che la nuova crisi sia lontana come Marte. E’ vero che ci sono 200 novità di prodotto e che le stelle si chiamano nuova Porsche 911 o Ferrari Spider 458, ma la realtà ormai supera – e di molto – la fantasia. I manager di Gm e Ford dicono che nel 2011 le rispettive controllate europee dovrebbero chiudere in pareggio o in attivo, nonostante i mercati del Vecchio Continente piangano. Il capo di Renault-Nissan, Carlos Ghosn, sostiene che la crisi è finanziaria e non economica, per cui il rischio per l’auto è ancora sotto controllo. Mentre Sergio Marchionne conferma che nel 2011 gli obiettivi non cambiano, solo dopo potrebbe andare peggio. Poi giri l’angolo e le cose sono un po’ diverse. In Germania, la Ford taglia la produzione della sua Focus  a causa della minore richiesta dei mercati. In Francia, il gruppo Psa (Peugeot-Citroen) potrebbe chiudere una fabbrica per prepararsi a una possibile recessione, dice l’ad Philippe Varin.  In Italia, Marchionne rivendica di avere ottenuto dal governo quanto chiesto – l’articolo 8 in manovra che mette al riparo retroattivamente dalla legge i nuovi contratti per Pomigliano e Mirafiori – mentre scarica sulla collettività quanto ritiene diseconomico – chiudendo le fabbriche di Termini Imerese in Sicilia e di Irisbus in Campania, a loro tempo ampiamente sovvenzionate da aiuti pubblici. “Articolo Ling8”, ha titolato il manifesto. Il Quirinale, cui la Fiom ha chiesto di intervenire accusando l’articolo di incostituzionalità, ha fatto sapere di non poter non firmare la manovra in questo momento.  Ma la crisi che qui come a Francoforte alcuni non vogliono vedere, c’è purtroppo. Ed è solo all’inizio.

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