Ok, le previsioni dicono che a breve anche la Chrysler di Sergio Marchionne chiuderà la trattativa per il rinnovo del contratto con il sindacato dei metalmeccanici statunitense Uaw (United auto workers, 113.000 iscritti, una potenza nel Michigan e nelle fabbriche del nord, praticamente assente in quelle del sud dei costruttori asiatici ed europei). Ok, ma intanto la General Motors ha chiuso la sua di trattativa, venerdì notte, con il capo di Uaw Bob King e senza la presenza dell’amministratore delegato Dan Akerson, tenutosi in contatto con i suoi negoziatori. Mentre la Ford ha esteso a tempo indeterminato il contratto scaduto, dando appuntamento alla settimana prossima per un nuovo round di incontri.
Marchionne è rimasto solo, dopo avere interrotto bruscamente le trattative mercoledì, perché King, spento il cellulare e chiusosi con quelli di Gm, non ha risposto alla sua chiamata. Un gesto che Marchionne, precipitatosi da Francoforte per essere presente, ha ritenuto offensivo: «So che siamo i più piccoli dei costruttori di Detroit, ma questo non significa che siamo meno rilevanti», ha fatto sapere pubblicamente tramite una lettera al New York Times. Il manager ha poi scritto che con il sindacato l’intesa era già stata raggiunta su tutti i punti eccetto quelli economici, relativi a bonus legati agli utili aziendali e ad aumenti salariali richiesti dai 26.000 dipendenti della Chrysler. In particolare, Uaw ha chiesto l’aumento di 2 dollari l’ora per gli assunti dopo la bancarotta del 2009, che a parità di ore lavorate guadagnano la metà dei colleghi «anziani». Una grave disparità ingoiata dal sindacato al tempo del salvataggio della Chrysler dietro le pressioni dell’amministrazione Obama, da rimettere in parte in discussione dopo che la cura Marchionne comincia a dare segni positivi.
Ma l’inusuale lettera del capo di Fiat-Chrysler non è andata giù solo al sindacato. Per la voce della città dell’auto, il Detroit News, il gesto di Marchionne è stato esagerato, se non un segno di poca competenza in fatto di trattative sindacali americane, dove certe regole (King non poteva sdoppiarsi, né tenere acceso il cellulare) vanno rispettate. Marchionne, nota il giornale, è abituato con la Fiat a trattare in altro modo con i sindacati in Europa, e questo non lo avrebbe aiutato. Aspettando la firma del contratto di Chrysler, il sospetto di scarso tasso di «americanità» di Marchionne è comunque una notizia sorprendente, almeno qui in Italia.
Né la General Motors, né Uaw hanno reso noto per ora il contenuto dell’accordo firmato l’altra notte, in attesa che i lavoratori si esprimano entro una decina di giorni. King avrebbe ottenuto miglioramenti per pensioni e costi sanitari dei lavoratori, nonché salariali legati a una condivisione degli utili. L’intesa, se approvata dai lavoratori, riguarda i 48.500 dipendenti di Gm e avrà valore quadriennale. Con la Chrysler di Marchionne, la linea non cambia. Bisognerà vedere se la cambia Marchionne.
Marchionne è troppo poco americano?
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