Lo spot Dacia sulla coppia di belloni che non comprano più il suv Duster perché costa troppo poco è divertente e colpisce nel segno. In Italia in particolare, dove il mercato è più sofisticato, nel senso che l’auto – piccola o grande che sia- deve essere addobbata di optional. Il marchio low cost Dacia del gruppo Renault ha preso un’altra strada dal 2004, quando venne presentata la Logan inizialmente soltanto per i mercati dell’est europeo e poi venduta con successo anche a ovest. Una strada in salita che ha dato i suoi risultati, tanto che oggi Dacia viene celebrata addirittura sulla prima pagina del Wall Street Journal Europe. In un lungo articolo si spiega perché il marchio e la sua filosofia, di auto basilari ma con tutto quel che serve, sono una risposta di successo alla crisi e alla recessione. Un dato del Wsj mi ha sorpreso: nel 2011, il marchio ha avuto un margine del 6%, apparentemente alto per il tipo di prodotto, l’equivalente – per dare un termine di riferimento – di quello della Gm. Low cost è stato sinomimo di successo per le compagnie aeree e altri settori legati al turismo, ma nell’auto solo Dacia ha saputo reinterpretarlo senza perderci. L’indiana Tata con la Nano ha per ora fallito. La Nissan, controllata da Renault, ha appena fatto sapere che rilancerà il suo marchio Datsun come low cost, confinandolo in tre mercati aisatici. Altri potrebbero seguire, ma mica è detto.
Dacia, il guadagno non è low
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Una volta tanto uno spot pubblicitario non solo é credibile, ma addirittura fotografa la realtà. Bravi loro e sconsolati noi. Che gente…..