Sergio Marchionne non trova solidarietà perché non la cerca. Tira dritto e non ascolta nessuno, per convinzione (e certo non ha bisogno di gente come Della Valle). L’unica e l’ultima volta che ha dato retta ai suoi consiglieri è stato sul referendum di Pomigliano, dove è rimasto bruciato dal risicato sì degli operai che qualcuno gli aveva pronosticato come una vittoria trionfale.  Oggi c’ è un motivo in più per andare avanti così, in una sorta di tanti nemici tanto onore. E troppi silenzi: dove è molta sinistra democratica come Fassino o Chiamparino? Perché tacciono come Grillo, il fenomeno che su lavoro e democrazia resta latitante?

Marchionne l’aveva fatto scrivere in una nota il 30 luglio scorso che, in caso di sentenza favorevole agli operai della Fiom, avrebbe licenziato altrettanti lavoratori della fabbrica campana. La chiama coerenza. “Non faccio macelleria sociale”, dice. Ma se il lavoro è l’essenza della condizione umana, anche questa è macelleria. Con effetti collaterali su diritto e democrazia, concetti estranei a bilanci e piani industriali, benché l’assunzione per giusta causa di 19 persone costerebbero (nota Gad Lerner) al gruppo meno di una settimana di stipendio dell’amministratore delegato.

Per il manager, il no di Passera e di Fornero al suo atto di licenziamento per 19 operai è pesante, ma non equivale a un no di Monti. E’ forse l’unica disapprovazione che potrebbe scuoterlo e isolarlo definitivamente. Monti è l’alleato con cui Marchionne si muove specularmente in questo paese devastato. Ma il premier ha fatto per la prima volta una cosa assai dissonante:  marcia indietro su diversi punti della legge di stabilità, una ammissione di errore. Marchionne ne sarebbe capace? “L’annuncio di Fabbrica Italia è stato il mio più grande errore”, si limita a dire oggi sul suo operato, mentre su Firenze ha fatto verificare che non ha mai pronunciato parole offensive. Credo alla sincerità tardiva di entrambe le dichiarazioni, alla seconda per pura logica (è impensabile che chiunque possa definire Firenze una città “piccola e povera”), anche se è curioso che Marchionne abbia dovuto andare a risentirsi le registrazioni. Ma vale la pena aspettare e sollecitare Monti sui 19 di Pomigliano.

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