Questa volta è facile. Riassumere il Salone di Ginevra in una sola parola. Di più. Farlo semplicemente con una sola lettera: la Q. Attorno alla Q, nelle grandi hall della rassegna svizzera, è andata in scena una vera e propria battaglia. Ha iniziato, a Salone ancora chiuso, la Qoros, un’industria costituita a metà tra Chery, la più grande Casa automobilistica privata cinese e la holding, Israel Corporation: per il suo debutto in Europa aveva deciso di identificare i suoi modelli con la Q. La scelta ha scatenato la furia di Audi: come si permettono dei piccoli e sconosciuti costruttori a utilizzare la “nostra” Q, da sempre patrimonio di Audi? Lesa maestà e causa vinta al tribunale di Amburgo dai tedeschi. Anche perché in Qoros non erano andati tanto sul sottile chiamando l’auto GQ3 … (per la cronaca a Ginevra sulla berlina cino – israeliana spiccava la nuova etichetta Qoros 3). Lo stesso commento alla sentenza, rilasciato dal loro capo designer al quotidiano tedesco Die Welt era piuttosto presuntuoso: in sintesi, “hanno paura della nostra concorrenza“.
Non solo. Proprio alle spalle dello stand Qoros, a Ginevra c’è lo spazio di Infiniti, il brand di lusso di Nissan. I giapponesi hanno deciso di adottare un’unica lettera tutti i propri modelli: quale? Ovviamente la Q. Si inizia con la Q50, berlina anticipata in anteprima mondiale al salone di Detroit e presenta qui in versione europea con il nuovo motore 2.2 diesel di Mercedes.
La storia però non finisce qui: ancora a pochi passi di distanza da Infiniti c’è Aston Martin che, per lanciare a Ginevra la personalizzazione della sua Vanquish ha scelto ancora una volta l’originale lettera … Q.
La spiegazione della corsa alla Q, la prova a dare Shiro Nakamura, vice presidente e responsabile del design di Nissan – Infiniti: “la lettera Q da il senso di qualità, alto di gamma e hi-tech e l’avevamo già adottata con la nostro primo modello la Q45 nel 1989”. A chi la prossima Q?