Su Monti, Montezemolo aveva capito tutto e s’è tenuto stretto la Ferrari. Marchionne, dovendosi tenere stretta la Fiat, aveva invece fatto un accordo politico con il premier, ma oggi sembra scaricarlo. Facile, per altro, con il senatore cancellato dagli elettori in un’Italia scopertasi grillina. Ma cosa è successo?
Nel settembre scorso, l’intesa raggiunta tra l’amministratore delegato e il presidente del consiglio nel lunghissimo incontro a palazzo Chigi era sostanzialmente una: Marchionne s’impegnava a non chiudere fabbriche in Italia continuando per il resto a fare come gli pare, al diavolo pure Fiom e Consob e negandosi perfino al telefono nel caso il ministro Fornero avesse chiamato… L’intesa va avanti, fino al punto che in dicembre Marchionne concede a Monti la fabbrica di Melfi per il via alla campagna elettorale di Scelta Civica. Ma neanche il tempo di far raffreddare le luci spente della ribalta, il manager annuncia due anni di cassa integrazione per i lavoratori di Melfi. Gesto letto da tutti quantomeno come inelegante nei confronti del neo candidato.
Adesso, al Salone di Ginevra Marchionne ha usato parole destinate a bruciarsi i ponti alle spalle come Cortèz. Certo, ha appoggiato Monti un anno fa, ma “eravamo sull’orlo del baratro “. E oggi? “A questo punto – dice Marchionne a Bloomberg – l’austerità non funziona. L’impatto sui consumatori italiani è catastrofico. Capisco l’austerità, ma non possiamo dimagrire fino a morire”. Sa proprio di so long Mario, fino a prova contraria.
[…] del 2010, Fabbrica Italia? Oggi tutto è dimenticato, perfino la luna di miele con Monti, che si è cancellato da solo. “Fabbrica Italia è stato il mio più grande errore”, […]