Mike Manley ed Enrico Atanasio, capo delle operazioni asiatiche di Fiat-Chrysler e capo missione di Fiat in India a Mumbai, sudano freddo dopo che il governo Monti ha rotto i patti (in stile questa volta berlusconiano) non facendo rientrare in India i due marò, lì sotto processo per l’uccisione involontaria di due pescatori locali. La tensione tra i due paesi si è fatta altissima proprio nel momento in cui il gruppo industriale italiano sta provando a reinventare una presenza fin qui nulla su quello che alcuni analisti dicono diventerà il terzo mercato mondiale dell’auto entro il 2018.
Un mercato da 2,6-2,7 milioni di veicoli l’anno, in caduta in febbraio del 17,3% per una serie di motivi che qui sono ben riassunti. Fiat, sbarcata nel 1997 con una joint venture con Tata per la produzione in comune nella fabbrica di Ranjangaon, ha venduto lo scorso mese 202 vetture (Linea e Punto), contro le quasi 100.000 del leader Maruti. Chrysler è addirittura assente e Manley ha da poco spiegato che esporterà lì Jeep Wrangler e Grand Cherokee entro la fine dell’anno, potendo contare finalmente su una rete propria. Perché la jv con Tata è stata un fallimento dal punto di vista commerciale e Fiat ha cominciato l’anno scorso ad aprire delle concessionarie senza il partner indiano. Per Atanasio, saranno cento entro il 2013.
“Sicuramente la vicenda dei marò può avere ripercussioni sulle nostre imprese“, ha detto il ministro del lavoro uscente Elsa Fornero, tornata a parlare per altro dopo un lungo silenzio e su un argomento non suo. Certo è più facile che il governo indiano tenga in “ostaggio” il nostro ambasciatore che Atanasio, ma come la Fiat riuscirà a far crescere in questo clima l’immagine di marca e a convincere gli indiani al “buy Italian” resta un mistero della fede. A Bangalore, qualche giorno fa, Atanasio ha inaugurato una nuova concessionaria sostenendo che, secondo quanto riportato dal quotidiano nazionale The Hindu, Fiat punta a una quota dell’1%. Manley aveva parlato più vagamente di un 5% insieme a Jeep entro quattro o cinque anni. Comunque in salita, da una quota Fiat dello 0,4% e dal tredicesimo posto del 2012, marò permettendo.
Sarebbe bello un aggiornamento su questi fatti.
Grazie