Margaret Thatcher è morta proprio nei giorni in cui è in corso la battaglia tra l’industria automobilistica giapponese ed europea: i costruttori del Vecchio Continente si oppongono ad un accordo di libero scambio tra Europa e Giappone che comprenderebbe anche le auto. Chissà cosa ne penserebbe la “Lady di Ferro”, famosa per le sue politiche liberiste:  liberalizzazioni, apertura ai capitali stranieri, incentivi fiscali per impianti in aree depresse e flessibilità del lavoro. Il giudizio politico non spetta a questo blog ma la strategia dell’ex primo ministro ha influenzato in maniera decisiva l’industria automobilistica inglese attraendo da subito le Case costruttrici giapponesi: mentre in Europa, in nome del “pericolo giallo”, si alzavano barricate protezioniste, la Thatcher apriva le porte agli investimenti giapponesi. L’Inghilterra creava nuovi posti di lavoro e l’industria nipponica aggirava vincoli e dazi d’importazione per l’accesso al mercato europeo. Corsi e ricorsi storici.

Nissan nel 1984 iniziò a costruire l’impianto di Sunderland: lo stabilimento dei giapponesi oggi è il più importante sito produttivo automobilistico del Regno Unito, con oltre 6,5 milioni di vetture prodotte finora e un investimento di 3,3 miliardi di sterline. Oggi da Sunderland escono Juke, Leaf, Qashqai e Note. Nei prossimi mesi toccherà anche a nuova berlina media a coprire il buco in gamma lasciato dall’Almera e alla compatta Infiniti. Nissan ha investito nell’impianto inglese, solo per la nuova Note, 127 milioni di sterline con un contributo del governo di 8,2 milioni e circa 3.000 nuovi posti di lavoro. la capacità produttiva di Sunderland dovrebbe arrivare a 500.000 vetture l’anno: circa 100.000 auto in più di quelle prodotte in Italia nel 2012.

A crescere è anche lo stabilimento Honda di Swindon, frutto anch’esso delle politiche della Thatcher: lo scorso anno è stato ripristinato il secondo turno di produzione con l’assunzione di 500 operai e un target di 180.000 vetture (per dare un’idea, il doppio di quanto fatto nel 2011), grazie alla Civic con l’inedito 1.6 i-DTEC Diesel e alla nuova CR-V. I giapponesi di Honda però non si fermano: il rinnovamento totale della gamma da qui al 2015, l’arrivo di un nuovo crossover (più compatto della CR-V), dovrebbe portare le vendite in Europa nel 2014 a 300.000 unità, con un ulteriore incremento di produzione a Swindon.

Londra come distretto industriale di Tokyo, made in Thatcher.

Lascia un commento