Tanto tempo fa ma nemmeno troppo perché internet c’era, un amico in Ferrari mi raccontò una storia su quanto valesse in termini di business una vittoria della Rossa in un gran premio di formula 1. Mi è tornato in mente dopo il colpaccio di oggi di Fernando Alonso, primo senza se e senza ma sul circuito di Shanghai, ora terzo in classifica mondiale. “Non è che dopo una vittoria”, mi diceva dunque quell’amico, “vendiamo più macchine di serie il giorno seguente. Ma sicuramente facciamo un sacco di soldi in più con il merchandising”.  Cioè  con la vendita di magliette, modellini, cappellini e così via. Sono passati anni ma non credo che il modello di business della Ferrari sia cambiato molto.  E poi oggi qualche modello di serie si venderà comunque di più, dal momento che il super lusso in tempi di crisi va forte.

La vittoria di Alonso vale doppio perché è avvenuta in Cina, terra promessa dell’automobile mondiale (e del merchandising, magari da copiare bene e poi rivendere). Il 2012 è stato anno record per Maranello, in 66 anni di storia: utile netto di 244 milioni di euro (+17,8%), mai così tante auto vendute, 7.318 con un +4% piazzato in Cina (secondo mercato Ferrari) e dintorni. E’ soprattutto nell’Impero di Mezzo che Maranello deve far correre e vincere i suoi 5 modelli di serie come Alonso, anche perché sul mercato sta dietro. Secondo la bibbia dei ricchi cinesi, Hurun Report, The Best Super Luxury Performance Car 2013 è l’Aston Martin DB9, non una Ferrari.  Bella Shanghai, eh?

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