I titoli delle agenzie e dei giornali dicono: “Marchionne lancia la Chrysler in borsa. Depositata presso la Sec la documentazione per l’offerta pubblica di azioni”. Ma l’esiguità della fetta offerta (100 milioni di dollari) e il linguaggio che accompagna l’evento suggeriscono un’interpretazione ben diversa della mossa diversiva del manager in pullover.
Detto in pillole: la Fiat detiene il 51,5% della Chrysler ma vuole il controllo totale prima di riportare la società sul mercato azionario. Il fondo pensioni Veba del sindacato dei metalmeccanici che ha il restante 48,5%, sulla carta ha già ceduto alla casa torinese due tranche della proprietà, ma nei fatti le operazioni sono sospese per una disputa sul prezzo, e il tribunale del Delaware che tratta la questione non riesce a venirne a capo.
La Veba ha cercato di forzare la mano chiedendo un piazzamento parziale in borsa delle cedole in suo possesso, che dovrebbe servire da riferimento nel resto della trattativa. Marchionne è tenuto a lanciare la Ipo, ma nel farlo, ha fissato dei parametri che potrebbero rivelarsi punitivi al momento del piazzamento, e quindi frustrare le aspettative di sopravvalutazione delle azioni da parte della Veba. Non solo; ha anche fatto sapere che ritiene l’eventuale ingresso di un nuovo socio, anche per l’effimera quota dei 100 milioni, un ostacolo ai progetti di fusione delle due aziende, e infatti ha sospeso da lunedi l’integrazione aziendale tra Fiat e Chrysler.
Queste sono le mosse tattiche, ovvero i bluff e i contro bluff di due parti che hanno smesso di parlarsi e comunicano tramite i titoli di giornale. Sotto il polverone invece Fiat e Veba parlano con intensità, e si stanno preparando ad un altro confronto di vertice dal quale dipenderà la soluzione della partita.
Un duello al sole con due protagonisti: nel campo dell’italiana è stato assoldato Ron Bloom della finanziaria Lazard, lo czar che negoziò nel 2009 per conto di Obama l’intera crisi dell’auto americana, incluso il fallimento della vecchia Chrysler. Di fronte a lui per conto della Veba il franco-americano Alain Lebec, 40 anni di esperienza a Wall Street, già liquidatore a fine anni ‘90 per conto della General Motors della proprietà diventata scomoda della Hughes Electronics.
I due sono al lavoro esattamente per evitare la prospettiva di facciata che oggi viene strombazzata dai giornali, e se riusciranno a intendersi, la scaramuccia della Ipo resterà meno di una nota a piè di pagina della partita.
[…] – dice ancora Uliano parlando più da broker che da sindacalista – che l’Ipo (imposta da Uaw a Marchionne, ndr) danneggi l’unione dei due […]